Commercio in crisi: la chiusura di migliaia di negozi tradizionali
Il settore commerciale italiano sta vivendo un periodo di profonda crisi, con la chiusura di oltre 111mila negozi tra il 2012 e il 2023. Questo dato preoccupante, riportato da Confcommercio insieme al Centro studi Tagliacarne, evidenzia un declino significativo delle attività di “vicinato”. Nell’ultimo anno soltanto, circa 8 mila negozi hanno abbassato le saracinesche, segnando un trend al ribasso che coinvolge anche il commercio ambulante. In questo decennio tragico, la quantità di venditori per strada o nei mercati è diminuita di 24mila unità.
La crisi si riflette anche nei numeri: se nel 2012 i negozi al dettaglio erano 551.317, oggi sono scesi a 439.805, con la chiusura di una bottega su cinque. La situazione è altrettanto preoccupante per gli ambulanti, con una diminuzione del 33% delle licenze attive. Tuttavia, nonostante la crisi, i livelli occupazionali sono rimasti stabili, passando da 22.556 dipendenti nel 2012 a 23.503 nel 2023, suggerendo un cambiamento nel tessuto familiare di queste attività commerciali.
Il cambiamento nel panorama commerciale: il ruolo dell’e-commerce e la desertificazione urbana
Il boom dell’e-commerce, con un giro d’affari che supera i 54 miliardi di euro, ha contribuito in parte alla crisi dei negozi tradizionali. Tuttavia, la pandemia di COVID-19 ha dimostrato che il settore commerciale ha retto meglio di altri, con una diminuzione del 6,7% grazie ai sostegni alle imprese. Tuttavia, la situazione si è aggravata nel 2023, con una perdita del 12,5% nel settore alimentare nei centri storici rispetto al 2012, evidenziando un rischio per la sopravvivenza di questi negozi.
Un’analisi più approfondita rivela una tendenza in controtendenza nel settore ricettivo e una crescita delle attività gestite da stranieri. Mentre le imprese possedute da italiani sono diminuite dell’8,4%, quelle gestite da stranieri sono aumentate del 30,1% tra il 2012 e il 2023. Questo cambiamento ha un impatto significativo sull’occupazione nel settore, con la quota di occupati stranieri nei servizi di alloggio e ristorazione che supera il 10%. La desertificazione dei negozi, soprattutto nei centri storici, è un problema sociale evidente, ma il commercio rimane un settore vitale che necessita di interventi mirati per mantenere vivibilità e attrattività nelle città.