La lunga disputa sui gioielli della Corona tra Savoia e Stato italiano
Una questione di eredità
In un’epica contesa che ha attraversato gli anni, lo Stato italiano e gli eredi della ex famiglia reale, i Savoia, si trovano ancora in un braccio di ferro riguardo ai preziosi gioielli della Corona. Tutto ruota attorno a un antico foglio di carta bollata del 1946, che elenca dettagliatamente i gioielli della Corona Savoia, tra cui spicca “un grande diadema a undici volute di brillanti, con 11 perle a goccia, 64 perle tonde e 1040 brillanti”. Questi tesori sono custoditi gelosamente nei caveaux sotterranei della Banca d’Italia, con stime che indicano la presenza di migliaia di brillanti e grani di inestimabile valore.
La vicenda di Mafalda di Savoia e il mistero della spilla
Un’ombra di mistero avvolge i gioielli della Corona, con episodi che alimentano leggende e dubbi. Nel 1973, la procura della Repubblica si mosse dopo la presunta comparsa di una preziosa spilla indossata da Mafalda di Savoia, sorella di Umberto II, al momento di essere deportata nel campo di concentramento nazista di Buchenwald. Il sospetto di un possibile furto all’interno dei tesori reali spinse le autorità a investigare, ma alla fine, i gioielli risultarono tutti al loro posto, secondo l’inventario originale. Tuttavia, la tragica fine di coloro che si occuparono dell’indagine, tra cui il pm Antonino Scopelliti e il capitano dei carabinieri Antonio Varisco, contribuì a consolidare la leggenda di una presunta maledizione legata a questi gioielli.
Il segreto della loro salvezza durante la seconda guerra mondiale
Prima ancora del 1946, i gioielli dei Savoia furono nascosti nei sotterranei della Banca d’Italia per proteggerli dalle razzie naziste durante la Seconda Guerra Mondiale. Grazie all’azione coraggiosa di alcuni funzionari della Banca centrale, tra cui il governatore Vincenzo Azzolini e il muratore Enrico Fidani, i tesori reali furono salvati e nascosti in una grotta murata nei cunicoli sotterranei di via Nazionale. Questo segreto fu mantenuto gelosamente durante l’occupazione nazista e solo con la liberazione di Roma nel 1944 i gioielli furono restituiti al Re e alla Regina Savoia.
Il custode dei gioielli: la Banca d’Italia e il suo ruolo
Dopo la caduta della monarchia e l’esilio dei Savoia, i gioielli della Corona furono affidati all’allora governatore della Banca d’Italia, Luigi Einaudi, nel 1946. Questa consegna, descritta nei dettagli dagli appunti di Einaudi, avvenne con scrupolosa cura e rispetto per la storicità e la legittimità degli oggetti. Negli anni successivi, il Tesoro della Corona rimase presso la Banca d’Italia, con Mario Draghi, attuale governatore, che nel 2006 si trovò ad affrontare la richiesta della Regione Piemonte di esporre i gioielli durante le Olimpiadi invernali di Torino. La complessità giuridica e la delicatezza della situazione hanno finora impedito qualsiasi movimento dei tesori, lasciando ancora irrisolta la lunga disputa tra i Savoia e lo Stato italiano.