L’area strategica delle operazioni
In risposta alle azioni militari condotte dagli Stati Uniti in un’area ritenuta cruciale lungo il confine tra Siria e Iraq, si è assistito a un concentrarsi delle operazioni in punti chiave come Abu Kamal. Questa regione, spesso bersaglio degli attacchi statunitensi e forse anche israeliani, rappresenta un crocevia logistico e ospita importanti strutture delle milizie filoiraniane. Gli obiettivi degli americani sembrano circoscriversi temporaneamente a questa zona strategica, mantenendo il confronto in un’arena nota e periferica, ma di fondamentale importanza per gli alleati di Teheran.
Parallelamente, il Pentagono, supportato dai britannici, ha condotto una serie di missioni contro gli Houti nello Yemen, mirate a neutralizzare droni e a colpire siti militari nemici. Queste azioni hanno scatenato una promessa di escalation da parte dei ribelli, che cercano di dimostrare le proprie capacità belliche e di ottenere sostegno regionale, presentandosi come difensori della causa palestinese oltre i confini nazionali.
I bersagli e le tattiche impiegate
Le azioni militari degli Stati Uniti hanno mirato a distruggere depositi, mezzi e centri di comando nemici lungo il confine tra Siria e Iraq. L’impiego dei bombardieri B1 decollati da Dyess, in Texas, e riforniti in volo, sottolinea la volontà di degradare le capacità nemiche con mezzi significativi. Gli attacchi hanno colpito non solo i militanti sul campo, ma anche le infrastrutture utilizzate dalla Qods, la divisione dei pasdaran iraniani responsabile del supporto alle fazioni e centrale nell’azione di Teheran in Medio Oriente.
L’inclusione dei pasdaran iraniani nei bersagli rappresenta un avvertimento graduale nei confronti degli ayatollah, evitando tuttavia di colpirli direttamente in Iran per evitare un conflitto aperto. Le tempistiche dilatate delle rappresaglie e le sanzioni approvate dalla Casa Bianca nei confronti dei pasdaran, riguardanti programmi hacker e traffici, sono parte di una strategia che cerca di bilanciare l’azione militare con la diplomazia e la pressione economica.