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Gaza, intesa sugli ostaggi e lite sulla fine della guerra
Nella girandola di sensazioni, è stato il giorno del cauto ottimismo. La trattativa per il cessate il fuoco tra Israele e Hamas potrebbe essere davvero arrivata a un punto di svolta. Questo, almeno, è quanto traspare su autorevoli media di Paesi arabi moderati coinvolti nelle trattative. I primi a sostenerlo, il quotidiano saudita “Ashraq” e il canale egiziano “Al Rad”, secondo cui ci sarebbero stati intensi contatti tra mediatori e negoziatori di entrambe le parti sul tema degli ostaggi da liberare nella prima fase. Secondo un’altra fonte egiziana, sarebbe stato raggiunto un accordo “su molti punti”, anche senza un cessate il fuoco definitivo, mentre “ne resterebbero pochi da definire”.
Presenza internazionale e indiscrezioni sui negoziati
Sempre a Il Cairo è arrivato anche il capo della CIA, William Burns, per seguire da vicino l’andamento delle trattative. Ci sono poi le indiscrezioni di cui è impossibile al momento trovare conferma e le dichiarazioni di intenti già annunciati e che potrebbero fare incagliare gli accordi. Tra le indiscrezioni più clamorose, citata dal quotidiano saudita, è il possibile rilascio di Marwan Barghouti, leader di Fatah e simbolo della seconda intifada, condannato a diversi ergastoli che sta scontando nel carcere di Hadarim, vicino Natanya. Condizione per il suo rilascio sarebbe la sua partenza verso l’estero o verso Gaza, escludendo il ritorno in Cisgiordania.
Prime fasi dell’accordo e condizioni militari
Durante questa prima fase sarebbe prevista una parziale uscita dell’esercito dalla Striscia, il divieto di sorvolo aereo per otto ore al giorno, il ritorno degli sfollati al nord senza limitazioni. L’eventuale rilascio di Barghouti, qualora fosse confermato, potrebbe avvenire nella seconda fase, quella che prevedrebbe il rilascio dei soldati in cambio ognuno di 40 detenuti, la metà dei quali con pene pesanti. In questa seconda fase dovrebbero essere gettate le basi per la ricostruzione della Striscia.
Reazioni politiche e aspettative
Dichiarazioni che non sono piaciute al leader dell’opposizione entrato a far parte del Gabinetto di guerra, Benny Gantz. “La riposta di Hamas non è ancora stata ricevuta, quando arriverà il Gabinetto si riunirà e delibererà: suggerisco a fonti diplomatiche e ‘decisori’ di mantenere la calma”. Nell’attesa di queste risposte, i negoziatori israeliani hanno le valigie pronte per tornare a Il Cairo. La loro partenza sarebbe già un segno positivo. Ma di qui a dire che il momento dell’accordo sia veramente arrivato, ancora ce ne vorrà.
Intanto gli Stati Uniti, oltre alle pressioni su Israele, chiedono al Qatar di espellere i capi di Hamas che ospita da anni, qualora facciano saltare la trattativa.