![Tajani convoca l'ambasciatore russo: la questione Ariston-Bosch e le tensioni tra Italia, Europa e Russia 1 20240514 171234](https://masainews.it/wp-content/uploads/2024/04/20240514-171234.webp)
Tajani convoca l’ambasciatore russo: la questione Ariston-Bosch
In una mossa che segna un nuovo capitolo nelle tensioni tra l’Occidente e la Russia, il ministro degli esteri italiano, Antonio Tajani, ha richiesto formalmente un incontro con l’ambasciatore della Federazione Russa in Italia. Questa decisione arriva in risposta alla recente azione del Cremlino che ha visto il «trasferimento temporaneo» delle filiali russe delle aziende Ariston e Bosch sotto il controllo di JSC Gazprom Household Systems, una sussidiaria del colosso statale Gazprom. Tajani ha sottolineato l’importanza di lavorare in sinergia con Bruxelles e la Germania per affrontare questa delicata situazione.
Il decreto emesso dal presidente russo Vladimir Putin si basa su una normativa introdotta l’anno scorso, che permette alla Russia di sequestrare beni di società provenienti da paesi considerati «ostili». Questa categoria include nazioni che attualmente impongono sanzioni contro Mosca e sostengono l’Ucraina con aiuti finanziari e militari. La natura «temporanea» di questo trasferimento di gestione rimane, per il momento, indefinita e fonte di incertezza per le aziende coinvolte.
Impatto sulle aziende europee e strategie del Cremlino
La decisione di Putin di puntare su Ariston e Bosch non è casuale ma si inserisce in un contesto più ampio di frattura commerciale tra la Russia e alcuni paesi europei, in particolare l’Italia e la Germania. Questi ultimi, infatti, risentono notevolmente delle tensioni con Mosca, con la Germania che ha registrato una recessione nel 2023 e l’Italia che affronta una fase di stagnazione economica. Tuttavia, Ariston e Bosch non sono le prime aziende europee a subire tali misure da parte del governo russo: nel luglio scorso, anche le filiali russe di Danone e Carlsberg sono state nazionalizzate.
Oltre alle aziende occidentali, il governo russo ha mirato anche a numerose società russe, soprattutto quelle legate a imprenditori non ritenuti sufficientemente patriottici. Un esempio recente è il sequestro di tre società appartenenti a Chelyabinsk Iron and Steel Works, evidenziando l’intento del Cremlino di porre l’industria delle armi sotto un controllo statale più stringente, in un periodo caratterizzato da tensioni militari elevate.
Le reazioni di Ariston e del governo italiano
Di fronte a questa situazione, il ministro delle imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, ha fornito rassicurazioni all’amministrazione di Ariston, sottolineando l’impegno del governo a proteggere gli interessi dell’azienda su ogni fronte. Nel frattempo, presso la sede di Ariston, si cerca di valutare le potenziali ripercussioni di questa decisione sulle future performance aziendali. Nonostante la guerra e il sostegno dell’Italia a Kiev, i rapporti con le autorità russe sono stati descritti come positivi negli ultimi anni, con l’azienda che ha continuato a operare in Russia senza intraprendere nuovi investimenti, in linea con le sanzioni internazionali.
Con un fatturato che nel 2023 ha raggiunto i 3,1 miliardi di euro, e con lo stabilimento di Vsevolozhsk che contribuisce per circa il 3% di tale somma, Ariston si trova ora a dover affrontare un momento di incertezza. I dirigenti dell’azienda si dicono «estremamente sorpresi» dalla decisione del Cremlino, evidenziando quanto l’impatto di tali misure possa essere imprevedibile. Nei prossimi giorni, saranno cruciali ulteriori sviluppi per comprendere meglio le conseguenze di questa situazione sia per Ariston che per il panorama economico europeo più in generale.
La convocazione dell’ambasciatore russo da parte di Tajani rappresenta un segnale forte dell’Italia, che non intende rimanere inerte di fronte a una decisione che potrebbe pregiudicare non solo il destino di importanti aziende nazionali ma anche l’equilibrio delle relazioni commerciali internazionali. La vicenda Ariston-Bosch si configura, quindi, come un ulteriore elemento di tensione tra l’Europa e la Russia, in un contesto già complesso e delicato.