Scandalo nel carcere minorile di Milano: arrestati 13 agenti per violenze
Nel carcere minorile Beccaria di Milano, un orribile scenario di torture e violenze si è consumato per mesi, coinvolgendo direttamente 13 agenti di Polizia Penitenziaria, ora arrestati. Le accuse sono pesanti: aggressioni, pestaggi ‘con ferocia’, umiliazioni e, in un caso, di tentata violenza sessuale. Queste azioni brutali avrebbero avuto lo scopo di imporre ai giovani detenuti delle ‘regole di civile convivenza’, secondo un perverso codice di comportamento interno, che però si è tradotto in un regime di terrore e sopraffazione.
La giustizia ha iniziato a muovere i suoi passi grazie alle indagini condotte dalla Squadra Mobile e dalla stessa Polizia Penitenziaria, sotto la guida delle pm Rosaria Stagnaro e Cecilia Vassena e coordinati dall’aggiunto Letizia Mannella. Il gip Stefania Donadeo, accogliendo le richieste di misura cautelare, ha sottolineato la gravità delle azioni perpetratesi all’interno dell’istituto, delineando un quadro di sistematiche violenze e abusi.
Un sistema di violenza e omertà
Le indagini sono scaturite dalle segnalazioni di David Gentili, consigliere comunale, e di Francesco Maisto, Garante dei diritti dei detenuti, evidenziando un sistema di maltrattamenti che si sarebbe radicato nel tempo, condiviso e riconosciuto da più parti all’interno della struttura. Il procuratore Marcello Viola ha descritto la situazione come ‘una vicenda dolorosa e una brutta pagina per le istituzioni’, sottolineando la necessità di garantire il rispetto della legalità e dei diritti fondamentali anche all’interno delle mura carcerarie.
Il sovraffollamento e le dure condizioni di vita nel carcere minorile hanno creato un ambiente fertile per l’insorgere di pratiche violente, dove i detenuti minori, già vulnerabili, sono stati esposti a un continuo clima di paura e soprusi. Le vittime individuate, al momento, sono 12, ma non è escluso che il numero possa aumentare con l’avanzare delle indagini.
Violenze inaudite e sistematiche
La cronologia degli eventi contestati spazia dalla fine del 2022 all’ultimo episodio registrato il 19 marzo. Tra le violenze più efferate emerse dalle indagini, spicca una spedizione punitiva contro un ragazzo che aveva reagito alle molestie sessuali di una guardia. Il gruppo di agenti coinvolti, usando spray al peperoncino e tecniche di immobilizzazione, non solo ha aggredito fisicamente il giovane ma lo ha anche sottoposto a ulteriori torture, quali colpi di cinghia mentre era ammanettato e denudato, lasciandolo in seguito in una cella di isolamento senza alcuna assistenza.
Questa tragica sequenza di eventi non è un caso isolato ma rappresenta la punta dell’iceberg di un comportamento abusivo che, secondo le testimonianze e i filmati delle telecamere di sorveglianza, si è ripetuto in molteplici occasioni. Pestaggi in gruppo, insulti a sfondo razzista, e aggressioni tali da non lasciare segni evidenti, hanno costituito una pratica regolare, resa possibile anche da un sistema di coperture e false relazioni di servizio.
Reazioni istituzionali e speranze di giustizia
L’arresto degli agenti coinvolti e la sospensione dell’ex comandante Francesco Ferone rappresentano i primi passi verso la ricostruzione della legalità e del rispetto dei diritti umani all’interno del carcere Beccaria. L’intervento della magistratura ha infranto il muro di omertà che ha a lungo protetto queste pratiche indebite, aprendo la strada a un processo di verità e giustizia per le vittime di questi abusi inauditi.
La vicenda ha sollevato interrogativi profondi sul sistema carcerario e sulla gestione dei detenuti minori, evidenziando la necessità di una vigilanza più stringente e di meccanismi di controllo efficaci per prevenire il ripetersi di simili atrocità. La speranza è che il processo in corso possa non solo fare luce sui fatti ma anche innescare un cambiamento radicale nelle politiche di gestione e nei protocolli di sicurezza interni alle carceri, garantendo a tutti i detenuti il rispetto dei diritti fondamentali che spetta a ogni essere umano.
Il caso del carcere Beccaria si inserisce in un contesto più ampio di riflessione sulla condizione delle carceri italiane, spesso criticato per le condizioni di vita dei detenuti e per il sovraffollamento. Questi eventi hanno acceso i riflettori su un problema sistemico che richiede attenzione e interventi urgenti da parte delle autorità competenti, per evitare che simili episodi di violenza e violazione dei diritti umani possano ripetersi in futuro.