Il Fenomeno dei Vini Dealcolati: Una Risposta all’Evoluzione dei Gusti
La crescente domanda di vini senza alcol rappresenta una vera e propria rivoluzione nel settore vinicolo, soprattutto evidenziata durante l’ultima edizione del Vinitaly a Verona, dove il tema ha suscitato grande interesse. Questo trend, che sembra paradossale in un paese dalla lunga tradizione vitivinicola come l’Italia, è in realtà una sfida che molti produttori stanno accettando con entusiasmo, vista come un’opportunità di mercato non trascurabile. Negli Stati Uniti, il settore dei prodotti dealcolati vale già un miliardo di dollari, mentre in Italia, secondo l’Unione italiana vini (Uiv), il 36% dei consumatori si dichiara interessato a queste bevande.
La tendenza verso i vini dealcolati trova particolare riscontro tra le fasce più giovani, con il 28% dei consumatori tra i 18 e i 34 anni che mostra interesse. “Questi prodotti interessano prima di tutto un potenziale di un milione di non bevitori di alcolici, oltre a una platea di consumatori di vino o altre bevande che li ritiene una alternativa di consumo in situazioni specifiche, come mettersi alla guida,” ha commentato l’analista Swg, Riccardo Grassi.
Le Sfide della Produzione e le Risposte del Mercato
Realizzare un vino senza alcol non è semplice, poiché l’alcol è un componente che contribuisce significativamente alla struttura e alle caratteristiche del prodotto. Nonostante queste difficoltà, alcuni produttori hanno già intrapreso con successo questa via, come dimostrano le esperienze di aziende innovative quali le Cantine Sgarzi Luigi di Castel San Pietro, nel Bolognese. Quest’ultima ha ampliato la propria offerta includendo non solo vini ma anche prodotti a base di vino dealcolato, dallo spumante allo spritz, riscuotendo successo sia in Italia che all’estero.
Un pioniere in questo campo è Martin Foradori Hofstätter, titolare della tenuta Hofstätter in Alto Adige, che produce un raffinato dealcolato a base di Riesling. “Il Vinitaly è sempre una manifestazione importante. Quello che è cambiato quest’anno è che c’è un po’ di polverone sui dealcolati. Quattro anni fa eravamo dei solitari e ora pare che questo tema susciti molto interesse a livello generale,” ha affermato Foradori Hofstätter.
Normative e Visioni Future
Nonostante l’interesse crescente, la produzione di vino dealcolato in Italia si scontra con numerose complessità normative, che limitano le possibilità commerciali degli operatori nazionali. Alcuni produttori hanno trovato soluzioni collaborando con partner esteri per aggirare queste restrizioni. Il ministro dell’agricoltura, Francesco Lollobrigida, ha espresso un’apertura verso questo tipo di produzione, pur mantenendo una posizione cauta: “Da cinquemila anni è frutto della natura e del lavoro dell’uomo con un percorso che pone l’alcol, in quantità che va dal 4 al 20 per cento, come stabilizzatore. Dopodiché non è necessario chiamare vino una cosa che è fatta diversamente. Da un punto di vista politico ci confronteremo con la scienza e col mondo produttivo e troveremo la migliore soluzione per non perdere quello che abbiamo in nome di quello non abbiamo,” ha dichiarato.
Il mercato tedesco, in particolare, ha dimostrato un significativo apprezzamento per i vini no alcohol, con un incremento del 6% in volume e del 17% in valore rispetto al 2022, segno di un mutamento nei gusti dei consumatori che si sta diffondendo a livello globale. Anche Terre Cevico, una cooperativa romagnola, ha deciso di investire in questo settore, presentando al Vinitaly un vino ad alcol ridotto e uno senza alcol. “È una fetta di mercato importante e ci siamo anche noi,” ha affermato il presidente Franco Donati, sottolineando la volontà di adattarsi alle nuove tendenze di consumo.
La questione dei vini dealcolati testimonia quindi un cambiamento profondo nelle abitudini dei consumatori, che cerca risposte innovative da parte dei produttori. Questi ultimi, attraverso la ricerca e lo sforzo congiunto con le istituzioni, stanno cercando di ridefinire i confini di un settore che, pur radicato in tradizioni secolari, non può ignorare le evoluzioni del gusto e delle esigenze di un pubblico sempre più ampio e variato.