Il caso Ilaria Salis: tensioni diplomatiche e polemiche politiche
Mentre le autorità italiane si adoperano per il rientro di Ilaria Salis, la maestra 39enne milanese detenuta a Budapest per presunta aggressione, in Italia si riaccendono polemiche legate al suo passato. La Lega ha evidenziato che nel 2017 la donna fu coinvolta in un processo per l’assalto a un gazebo del partito, benché sia stata poi assolta con la formula “per non aver commesso il fatto”. Nonostante ciò, Matteo Salvini ha espresso forte perplessità sulla professione della Salis: “È assurdo che questa Salis in Italia faccia la maestra. Non può fare quel lavoro”.
Ricorso alla Corte europea e intervento del governo italiano
Il dramma personale di Salis si intreccia con questioni di giustizia internazionale. La difesa sta valutando un ricorso immediato alla Corte europea di Strasburgo, mentre l’immagine di Salis in tribunale, incatenata, ha suscitato scalpore. La premier italiana Giorgia Meloni ha discusso la situazione con il primo ministro ungherese Viktor Orbán, garantendo il rispetto per l’indipendenza della magistratura ungherese. Roberto Salis, padre della detenuta, ha accolto con favore l’interessamento di Meloni, augurandosi un esito positivo. Tuttavia, emerge che una richiesta di trasferimento in Italia è stata già negata dalla giustizia ungherese, alimentando le richieste di chiarimenti da parte delle minoranze politiche italiane.
Il passato di Ilaria Salis torna a far discutere
La nota della Lega ha definito “scioccanti” le immagini di Salis incatenata, ricordando al contempo il suo coinvolgimento nell’assalto al gazebo del partito a Monza. In quell’occasione, secondo il Carroccio, i militanti furono oggetto di insulti e sputi da parte di alcuni manifestanti. Salvini, intervistato da La Repubblica, ha espresso la sua visione: “Vi pare normale che una maestra elementare vada in giro per l’Europa, e adesso scopro anche in Italia, a picchiare e sputare alla gente?” Ribadendo la necessità di rispettare la magistratura ungherese, Salvini ha chiesto che Salis sia processata in Ungheria se colpevole.
La difesa di Salis e le reazioni politiche
Difronte alle accuse, l’avvocato di Salis, Eugenio Losco, ha ribadito l’assoluzione della sua assistita, sottolineando che non fu riconosciuta come aggressore dalle militanti della Lega, ma solo identificata come partecipante al corteo da un video. Nonostante queste precisazioni, l’ufficio stampa della Lega ha annunciato l’intenzione di promuovere azioni legali per fare luce sull’episodio di violenza politica. In risposta, Losco ha ricordato che la Lega non si è costituita parte civile nel processo e che il pm aveva chiesto l’assoluzione, senza successivi appelli alla sentenza.
La posizione critica del Partito Democratico
Elly Schlein, segretaria del Partito Democratico, ha criticato l’atteggiamento della Lega, accusandola di voler minare la presunzione di innocenza e di applicare un paternalismo insopportabile nei confronti di Salis. Schlein ha colto l’occasione per sottolineare una contraddizione in Salvini, facendo riferimento alle accuse di sequestro di persona che pendevano su di lui durante il suo mandato ministeriale, e chiedendosi come possa un accusato di tale reato ricoprire cariche governative.
Un dibattito che va oltre il caso giudiziario
Il caso di Ilaria Salis si configura così come un crocevia di questioni delicate: la tutela dei diritti dei detenuti, la sovranità della magistratura nelle relazioni internazionali, e l’etica professionale in relazione al passato penale di un individuo. Da una parte, la difesa di un presunto diritto al reintegro sociale post-assoluzione, dall’altra, l’insistenza sulla responsabilità personale indipendentemente dall’esito di un processo. La discussione si allarga, quindi, toccando le corde della politica interna italiana e del diritto internazionale, con il governo che si trova a mediare tra la pressione dell’opposizione e le esigenze diplomatiche.
Intanto, il destino di Ilaria Salis rimane appeso a un filo di speranza e incertezza, con la sua famiglia e i suoi legali in attesa di sviluppi concreti che possano riportarla in Italia, e con una classe politica divisa su come interpretare e gestire il suo caso. Le prossime mosse sullo scacchiere giudiziario e diplomatico saranno cruciali per determinare il suo futuro.