A distanza di una settimana dal tragico evento che ha colpito la Centrale idroelettrica di Bargi, vicino alla diga di Suviana, dove sette persone tra operai e tecnici hanno perso la vita, emergono nuovi dettagli sulle possibili cause. Luigi Natale, professore di Costruzioni Idrauliche presso l’Università di Pavia, ha fornito un’interpretazione tecnica che potrebbe gettare luce sull’accaduto, ipotizzando che un ‘colpo d’ariete’ causato da una perturbazione nel flusso idrico delle condotte sia stato il catalizzatore della catastrofe.
La teoria del colpo d’ariete
Il concetto di ‘colpo d’ariete’ si riferisce a un fenomeno idraulico che si verifica quando il flusso di un liquido in una condotta subisce un arresto o una variazione molto rapida, generando onde di pressione che possono causare danni significativi all’impianto. Secondo il professor Natale, «Benché gli impianti idroelettrici siano da annoverarsi tra le opere più sicure per progetto e per realizzazione, non è da escludere l’accadimento di incidenti, talvolta anche molto gravi». Queste parole sottolineano la potenziale gravità di un evento di colpo d’ariete e aprono la strada a un’indagine più approfondita sulle cause dell’incidente.
Variabilità e rischio nei sistemi idroelettrici
Il sistema idroelettrico, per sua natura, è soggetto a variazioni rapide e impreviste del flusso d’acqua, dovute a diversi fattori come manovre di apertura e chiusura di valvole, attacco e distacco di pompe, variazioni nella domanda elettrica, e altri eventi che possono perturbare il regime di flusso. Natale elenca una serie di circostanze che possono generare il colpo d’ariete: «Le più frequenti situazioni di moto vario in condotta si hanno per: manovre, involontarie o programmate, di apertura/chiusura di valvole e paratoie; attacco e distacco di pompe; variazione della potenza richiesta alla turbina per modifica della domanda elettrica; moto alternato di pompe a stantuffo; vibrazione di parti delle macchine idrauliche o delle valvole di regolazione; transitori di regolazione delle turbine; instabilità delle parti meccaniche innescate dalla formazione di vortici; variazione di livello nei serbatoi di alimentazione e di scarico degli impianti; formazione di onde nei serbatoi».
Questi eventi, se non gestiti correttamente, possono portare a un rapido cambiamento delle condizioni di flusso, inducendo il colpo d’ariete. La compressione dell’acqua e la dilatazione delle condotte in acciaio sono effetti diretti di questo fenomeno, che, a differenza di quanto si potrebbe pensare dell’acqua, la rende non completamente incomprimibile sotto certe condizioni.
Le conseguenze del colpo d’ariete
Il colpo d’ariete non è un fenomeno da sottovalutare: la sua forza è tale da poter provocare l’esplosione o, più comunemente, l’implosione delle condotte, causando danni spesso irreversibili a valvole e macchinari. La conclusione a cui giunge il professor Natale, basata su numerosi esempi storici di incidenti simili, mette in luce la potenziale distruttività di questo evento. «Il colpo d’ariete è potenzialmente distruttivo in quanto può provocare l’esplosione o, più frequentemente, l’implosione della condotta e può danneggiare irreversibilmente valvole e macchine idrauliche».
La tragedia della Centrale di Bargi solleva pertanto importanti questioni sulla sicurezza delle infrastrutture idroelettriche e sulla necessità di valutare attentamente i rischi associati a fenomeni come il colpo d’ariete. Mentre le indagini sono ancora in corso per determinare la causa esatta dell’incidente, l’analisi tecnica fornita da esperti del settore contribuisce a comprendere meglio i meccanismi che possono portare a simili disastri e sottolinea l’importanza di implementare misure preventive adeguate per proteggere sia le persone che le infrastrutture critiche.