Attivismo e arte: il caso Artemisia Gentileschi a Genova
La città di Genova è stata teatro di una protesta che ha suscitato ampio dibattito nel mondo dell’arte e non solo. Un gruppo di tre attivisti, due uomini e una donna, ha deciso di esprimere il proprio dissenso in modo eclatante all’interno della mostra dedicata ad Artemisia Gentileschi, intitolata ‘Coraggio e passione’. Il gesto ha visto l’imbrattamento con vernice rossa della moquette di una sala particolarmente controversa, dove erano esposte opere di Agostino Tassi, noto per essere stato lo stupratore della celebre pittrice.
La protesta non è stata un fulmine a ciel sereno. Da mesi, infatti, l’allestimento ha destato polemiche, soprattutto per la scelta di includere una stanza immersiva denominata ‘dello stupro’. Questa parte dell’esposizione, in particolare, ha provocato reazioni contrastanti, con alcuni visitatori che si sono detti turbati dalla rappresentazione grafica dello stupro di Artemisia. In risposta, il Palazzo Ducale aveva optato per installare un velo davanti alla stanza contestata e un cartello informativo sul contenuto sensibile che i visitatori stanno per vedere.
Le motivazioni della protesta
Prima di procedere con il loro atto di protesta, gli attivisti hanno coperto le opere di Tassi con teli neri per non danneggiarle direttamente, ma allo stesso tempo per oscurarle dalla vista del pubblico. ‘Stiamo coprendo questo quadro perché non possiamo sopportare che i dipinti dello stupratore di Artemisia siano appesi accanto ai suoi. Siamo profondamente turbati dalla scelta di spettacolarizzare lo stupro’, ha dichiarato Anna, una degli attivisti del gruppo ‘Bruciamo tutto’. La loro azione ha macchiato non solo la moquette ma anche le pareti e il letto posto al centro della stanza tematica, simbolo della violenza subita da Artemisia.
Un altro attivista ha sottolineato l’importanza di rivalutare il genio artistico di Artemisia Gentileschi al di là della sua identità di genere e delle tragedie personali: ‘Questa mostra non esplora l’opera di Artemisia in quanto artista, ma in quanto donna. Perché facciamo così fatica a dire che Artemisia era una grandissima artista, e se fosse un uomo ne parleremmo accanto a grandi maestri come Michelangelo e Raffaello?’
La reazione delle autorità e del pubblico
Dopo l’atto vandalico, gli attivisti sono rimasti seduti in attesa dell’arrivo delle forze dell’ordine, a cui si sono opposti mediante una resistenza passiva. Polizia e carabinieri hanno poi proceduto a rimuoverli dalla scena dell’evento. La mostra è stata temporaneamente chiusa al pubblico per permettere i necessari rilievi e interventi di pulizia, lasciando molti visitatori delusi e impossibilitati a godere delle opere della Gentileschi.
Tra i visitatori presenti durante l’incidente, le opinioni erano divise. Alcuni, come tre signore provenienti da Asti, hanno espresso la propria perplessità riguardo alle polemiche, ritenendo forse eccessiva la reazione degli attivisti: ‘Non siamo riuscite a vedere la stanza immersiva, avevamo letto le polemiche sui giornali, per me erano esagerate, io la stanza l’avrei lasciata così com’era’, ha commentato una di loro. D’altra parte, persone arrivate da luoghi più lontani, come La Spezia e Roma, si sono dette rammaricate per non aver potuto apprezzare le opere dal vivo.
Un dibattito che trascende l’arte
L’incidente alla mostra di Artemisia Gentileschi a Genova ha riacceso un dibattito che va ben oltre la questione artistica, toccando temi delicati come la rappresentazione della violenza di genere nell’arte e la necessità di una maggiore sensibilizzazione e rispetto nei confronti delle vittime. La scelta di includere nella mostra opere di Agostino Tassi accanto a quelle di Artemisia Gentileschi ha evidenziato la complessità di gestire il delicato equilibrio tra la commemorazione del genio artistico e il rispetto del dolore e delle esperienze traumatiche.
La protesta di Genova, quindi, si inserisce in un contesto più ampio di riflessione sulla cultura, sulla memoria e sul modo in cui la società sceglie di raccontare e ricordare le proprie figure storiche, soprattutto quando queste sono state vittime di ingiustizie. La vicenda invita a una maggiore consapevolezza e sensibilità nei confronti del passato, spingendo a interrogarsi su come l’arte possa essere veicolo di messaggi potenti e talvolta controversi.