La crudeltà delle prigioni russe: un sistema repressivo e inumano
Il trattamento inumano dei dissidenti politici nelle prigioni russe è emerso con forza dopo la tragica morte del dissidente russo Alexei Navalny nel carcere siberiano IK-3. Questo evento ha portato alla ribalta le condizioni disumane in cui sono costretti a vivere i detenuti in Russia, soprattutto i prigionieri politici. La repressione del dissenso sotto il regime di Vladimir Putin si è intensificata notevolmente, rendendo più facile l’incarcerazione per motivi politici, aumentando le condanne e peggiorando ulteriormente le condizioni detentive.
Secondo varie organizzazioni non governative, attualmente ci sono fra 700 e 1.000 detenuti politici o religiosi nelle carceri russe. Esistono circa 700 strutture carcerarie nel paese, differenziandosi per livello di sicurezza, isolamento e ubicazione geografica. I dissidenti e i prigionieri politici sono spesso relegati nelle carceri ad alto livello di sicurezza, dove le condizioni sono particolarmente avverse. Alcune colonie penali, come quella che ha ospitato Navalny, sono state costruite sui resti dei gulag, i campi di lavoro forzato del regime sovietico.
La vita quotidiana nelle prigioni russe: condizioni disumane e metodi coercitivi
Attraverso testimonianze di ex detenuti, avvocati e persino le lettere dei prigionieri, tra cui quelle di Navalny, è emerso un quadro inquietante della vita all’interno di queste strutture carcerarie. I metodi per piegare la resistenza dei dissidenti spesso sfiorano la tortura, includendo violenza fisica e psicologica, isolamento, privazione di cibo e sonno, condizioni igieniche precarie e mancanza di assistenza medica. La sopravvivenza dei detenuti è spesso messa a rischio, come confermato dalla tragica fine di Navalny.
Come afferma Grigory Vaypan, avvocato dell’associazione Memorial, nessuno è al sicuro nel sistema carcerario russo, con i prigionieri politici che affrontano una situazione ancora più grave in cui il regime cerca di ulteriormente punirli, isolandoli e minando il loro spirito. Le statistiche ufficiali del servizio penitenziario federale russo riportano un numero significativo di morti in carcere ogni anno, camuffate principalmente come arresti cardiaci, nascondendo spesso cause reali come suicidi o decessi per pestaggi.
Le condizioni detentive disumane: dalla fame al lavoro forzato
Le condizioni all’interno delle carceri russe sono descritte come estremamente avverse: dalle celle di isolamento anguste e spoglie come quella di Navalny, alle restrizioni sugli oggetti personali come nel caso di Kara-Murza che ha visto persino ridursi ulteriormente lo spazio a disposizione. La pratica dell’isolamento, nonostante il limite legale di quindici giorni consecutivi, viene aggirata con metodi pretestuosi, come nel caso di Navalny inviato in isolamento per motivi futili numerose volte durante la sua detenzione.
Il lavoro forzato, le pessime condizioni ambientali, il cibo scadente e le cure mediche inadeguate completano il quadro disastroso delle prigioni russe. I detenuti, in particolare le donne, sono costretti a lunghe ore di lavoro per una paga irrisoria, mentre la dieta giornaliera è scarsa e quasi sempre insufficiente. Le cure mediche sono limitate a farmaci di base, trascurando patologie gravi e croniche. La violenza da parte delle guardie è un’altra triste realtà, con abusi e torture che vengono denunciati solo saltuariamente.
