Il ‘liceo del Made in Italy’ e il caso del liceo Munari di Crema
Il ‘liceo del Made in Italy’ ha scatenato una controversia presso il liceo Munari di Crema, dove si è verificato un singolare caso legato all’iscrizione di un solo studente. Martedì scorso, il preside Pierluigi Tadi ha comunicato ai genitori una modifica inaspettata riguardo alla formazione di una classe per questo nuovo indirizzo. Non essendoci abbastanza volontari, si era ipotizzata l’estrazione a sorte di 24 studenti su 48 iscritti all’indirizzo economico-sociale, costringendoli a frequentare il ‘liceo del Made in Italy’ contro la loro volontà.Le reazioni non si sono fatte attendere, con Luca Avaldi, rappresentante dei genitori, che ha definito la decisione del preside un ‘fulmine a ciel sereno’. Simona Malpezzi, senatrice del Partito Democratico, ha sollevato la questione a livello parlamentare, definendola ‘inammissibile’. Tuttavia, alla luce delle pressioni e dell’eco mediatica, il preside Tadi ha ritrattato la decisione, assicurando che senza adesioni volontarie il ‘liceo del Made in Italy’ non verrà avviato, optando invece per due classi economico-sociali come richiesto dalle famiglie.
L’implementazione del ‘liceo del Made in Italy’ e i numeri deludenti
Il ‘liceo del Made in Italy’ è un’iniziativa del governo Meloni che mira a promuovere le eccellenze e le tradizioni italiane, ma i numeri di iscrizione sono stati al di sotto delle aspettative. Con soli 375 iscritti in tutta Italia, pari allo 0,08% delle iscrizioni alle scuole superiori, il nuovo indirizzo ha registrato una partenza molto modesta. In Lombardia, regione in cui sono previsti 12 licei ‘Made in Italy’, l’interesse sembra altalenante nonostante l’iniziale entusiasmo.La novità dell’indirizzo ‘Made in Italy’ è stata introdotta per arricchire il percorso formativo del liceo delle scienze umane, aggiungendo materie specifiche legate alla tradizione produttiva italiana. Tuttavia, il liceo del Made in Italy non costituisce un nuovo istituto a sé stante, bensì un’opzione che sostituisce gradualmente l’indirizzo economico-sociale già presente nei licei delle scienze umane. Questo ha limitato le richieste di adesione solo ai licei delle scienze umane che già offrivano questo indirizzo, impedendo una partecipazione più ampia.