Il nuovo timoniere dell’Italia rugby: Gonzalo Quesada e la ricerca dell’identità perduta
Il panorama del rugby italiano è al cospetto di una nuova era, con Gonzalo Quesada che si appresta a prendere le redini della Nazionale azzurra. L’argentino incarna un mix di esperienze internazionali e competenze che promettono di infondere nuova linfa vitale in una squadra alla ricerca del proprio spirito combattente. L’ex apertura dei Pumas, con i suoi 486 punti segnati in maglia nazionale, non solo porta con sé una prestigiosa carriera da giocatore, ma anche la poliedricità di un uomo che ha vissuto tra Buenos Aires e Parigi, e che oggi sceglie Milano come sua base operativa.
Quesada, laureato in economia e poliglotta, ha preso possesso delle sue funzioni il primo gennaio, ma ha deciso di anticipare il suo arrivo in Italia di due mesi, a dimostrazione del suo impegno. “Dovevo ascoltare e capire“, ha dichiarato, svelando un approccio riflessivo e proattivo che lo distingue dai suoi predecessori. Il suo arrivo è stato suggerito da Diego Dominguez, il quale gli consigliò, per prima cosa, di apprendere la lingua italiana, passo fondamentale per un’integrazione efficace.
Un’impronta tattica chiara: avanzare a tutto campo
La visione di Quesada per la Nazionale si concentra sull’avanzamento, tanto con la palla quanto senza. Rispettoso del lavoro svolto da Kieran Crowley, egli punta a sviluppare ulteriormente l’attacco azzurro, al contempo riconoscendo la necessità di rafforzare la capacità di segnare punti in ogni situazione. “Segnare contro l’Italia deve diventare meno facile”, afferma con determinazione.
Nonostante le attuali regole sembrino favorire la difesa, Quesada non si nasconde dietro le statistiche. Egli è consapevole che la dinamica del gioco è in costante evoluzione e, pur riconoscendo che oggi convenga adottare strategie prudenti, non cela il proprio desiderio di vedere un rugby più audace e spettacolare. Il breakdown, la fase di gioco che vede la lotta per il possesso a terra, è un altro fronte su cui si combatte la battaglia per l’efficacia, e anche in questo caso il neo c.t. non si tira indietro, cercando soluzioni per superare le difficoltà interpretative degli arbitri e per sfruttare al meglio le occasioni di gioco.
La filosofia di gioco: tra Guardiola e Simeone
Interpellato sulle proprie influenze tattiche, Quesada non esita a citare due icone del calcio: Guardiola e Simeone. Da uno ammira il possesso palla e la propensione all’attacco, dall’altro l’attitudine alla competizione. Tuttavia, è chiaro sul fatto che l’Italia non possa emulare l’Atletico Madrid, non avendo gli “stessi muscoli dell’Inghilterra”. La sua strategia si basa sulla velocità e sulla coesione di gruppo, elementi che intende elevare a punti di forza della Nazionale.
Il sogno di Quesada è di riscoprire quella passione e quel cuore che hanno contraddistinto le vittorie italiane del passato, a cui lui stesso ha assistito sia da giocatore che da tecnico. La sua esperienza gli permette di avere una visione chiara di ciò che vuole ottenere: una squadra che lotti con aggressività e non conceda nulla all’avversario.
Un legame italo-argentino nel rugby
La scelta di Quesada come c.t. rappresenta un ponte tra due nazioni storicamente legate nel rugby e non solo. L’allenatore argentino, la cui attesa per questa opportunità si è colmata dopo anni di esperienza nei club francesi e nel Super Rugby, nonché come assistente con le Nazionali di Francia e Argentina, non si è lasciato sopraffare dalla sorpresa di essere stato scelto. “Sono solo contento di essere stato scelto”, ha ammesso con una modestia che fa trasparire tutta la sua determinazione nel portare la Nazionale italiana al suo massimo potenziale.
Questa fiducia si radica in una convinzione maturata attraverso lo studio e l’ascolto: nei giocatori azzurri riconosce ambizione e qualità, e in loro vede un’unica visione e un unico modo di sentire. La missione di Quesada non si limita a vincere, ma a far emergere il meglio dalla squadra che ora rappresenta l’Italia nel rugby mondiale. Il suo arrivo segna non solo un nuovo capitolo per la Nazionale, ma anche la speranza di un rinnovato spirito guerriero che possa riportare l’Italia a brillare sui campi internazionali.