Il confronto tra Formula 1 e MotoGP secondo Gerhard Berger
Nonostante la Formula 1 sia in un momento di grande popolarità a livello globale, con un incremento di fan anche grazie alla serie televisiva “Drive to Survive”, si registrano segnali di un interesse in calo. Basti pensare che lo scorso anno gli ascolti negli Stati Uniti hanno mostrato un trend negativo rispetto all’anno precedente. Di fronte a questo scenario, Liberty Media, che detiene i diritti commerciali della F1, è chiamata a riflettere su possibili strategie per invertire la tendenza.
Gerhard Berger, ex pilota di F1 e attualmente 64enne, ha condiviso il suo punto di vista sulle differenze tra il mondo della F1 e quello della MotoGP. Nel corso di un’intervista rilasciata alla rivista tedesca Auto, Motor und Sport, Berger ha espresso un parere molto chiaro: “Le corse in moto sono più brutali e genuine”. Ha sottolineato come l’ambiente della MotoGP sia più rilassato e vicino ai tifosi, in netto contrasto con l’atmosfera più fredda e perfezionista che si respira nella Formula 1.
La resilienza dei piloti di MotoGP
La critica di Berger si estende anche ai piloti, focalizzandosi sulla loro resilienza e atteggiamento verso il dolore e il rischio. Ha fatto notare che in F1, per un infortunio anche minore come una slogatura, si mobilita un intero staff medico e la situazione diventa di grande rilievo. In netto contrasto, secondo lui, in MotoGP si assiste a piloti che, nonostante infortuni ben più seri come la rottura di una spalla, “tornano in moto al pomeriggio”. Questo, secondo Berger, avvicina l’immaginario dei tifosi a quello delle “star delle corse” che devono gestire non solo la macchina ma anche la loro tenuta fisica.
La visione del rischio secondo l’ex pilota di F1
Tuttavia, l’ex pilota austriaco non manca di ricordare i tempi in cui lui stesso correva in condizioni estreme, come quelle di Rio con temperature di 40 gradi e forte umidità, senza le comodità tecnologiche odierne. “Non voglio dire che allora fosse più difficile”, chiarisce Berger, “ma non era nemmeno più facile”. Pur riconoscendo che esistono dei limiti ai rischi che si possono correre, fa riferimento alla sua esperienza alla gara all’Isola di Man, nota per essere estremamente pericolosa, evidenziando come la Formula 1 si collochi all’estremo opposto dello spettro del rischio.
Le dichiarazioni di Berger sembrano riflettere un nostalgia per un motorsport meno asettico e più vicino alla passione e alla fisicità, suggerendo che la F1 possa prendere esempio dalla MotoGP per recuperare quell’autenticità che attira e fidelizza gli appassionati.
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