“La trasformazione urbana a Bologna: un ritardo di 30 anni”
Il dibattito sulla trasformazione urbana a Bologna è sempre più acceso. L’architetto Andrea Trebbi mette in luce un’importante questione: “Prima di questa rivoluzione servivano le grandi opere”. Questa affermazione solleva interrogativi sullo stato attuale della città e sulle misure necessarie per un effettivo progresso. Trebbi sottolinea il confronto con altre realtà europee, evidenziando la necessità di offrire opzioni di movimento più diversificate ai cittadini.
“Il ritardo e le occasioni perse”
Bologna si trova indietro di tre decenni rispetto alle trasformazioni necessarie. Trebbi ricorda il periodo post Zangheri come un’epoca di svolta interrotta nel tempo e mai pienamente realizzata. Nonostante interventi come il Fiera District e la tangenziale, la città ha perso importanti opportunità di crescita. La posizione strategica di Bologna e la sua accoglienza naturale non sono state sfruttate a pieno, creando uno scollamento tra potenzialità e attuazione.
“Pianificazione e sviluppo infrastrutturale”
Le criticità emerse evidenziano la necessità di un piano di sviluppo infrastrutturale più ampio e articolato. Trebbi propone soluzioni concrete, come la realizzazione del Passante Nord per alleggerire il traffico cittadino e lo sviluppo di un hub aeroportuale intercontinentale a Castelfranco Emilia. Inoltre, sottolinea l’importanza di destinare l’area del Marconi a un polo ospedaliero di grande rilevanza e di riqualificare le aree dismesse come Staveco e Mameli per fini culturali e ricreativi.
La realizzazione di parcheggi adeguati, piste ciclabili ben strutturate e la riorganizzazione delle aree urbane sono ulteriori punti chiave per migliorare la vivibilità e la mobilità a Bologna. Trebbi evidenzia la necessità di spostare lo stadio al di fuori del centro urbano, individuando nel Parco Nord una collocazione ideale. In questo contesto, la proposta della Città 30 assume un ruolo di complemento, a patto che sia inserita in un quadro di alternative e interventi strutturali più ampi, altrimenti rischia di creare disagi anziché soluzioni.