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La fine del divieto sulle camere ipobariche
La notizia della fine del divieto sulle camere ipobariche in Italia ha scosso il mondo degli sportivi, aprendo nuovi scenari per gli atleti del nostro Paese. Dopo anni di divieto, la novità sta nell’eliminazione della restrizione prevista nella legge antidoping, che equiparava l’uso di queste camere a pratiche dopanti. La decisione è stata presa sfruttando la flessibilità concessa dalla Wada, l’agenzia mondiale antidoping, permettendo agli atleti di utilizzare le camere ipobariche sotto stretto controllo medico.
La controversa pratica delle camere ipobariche
Le camere ipobariche, o ipossiche, erano considerate proibite in Italia per la capacità di alterare artificialmente i processi biologici, come la produzione di globuli rossi, simulando condizioni di altitudine e riducendo l’ossigeno nell’ambiente. Questa pratica, comune all’estero da anni, è particolarmente popolare tra gli sportivi di resistenza, poiché stimola la produzione di globuli rossi, migliorando le prestazioni durante sforzi prolungati. Oltre ai ciclisti e ai maratoneti, anche campioni come Djokovic e squadre come il Manchester City di Guardiola hanno fatto uso di queste camere, che consentono di allenarsi in condizioni simili all’alta quota senza l’uso di farmaci.
Dopo l’approvazione della Wada e la revisione del divieto, gli atleti italiani non saranno più costretti a isolarsi in luoghi ad alta quota come Teide, Etna o Sierra Nevada, potendo invece utilizzare strutture come il Syncrosfera, un hotel a Denia, in Spagna, di proprietà dell’ex ciclista russo Alexander Kolobnev. Questo hotel è noto per le sue camere d’altitudine, che simulano l’effetto di un soggiorno in montagna, consentendo agli atleti di salire fino a 4.500 metri sul livello del mare premendo semplicemente un pulsante.