La terza richiesta di archiviazione per il caso Marco Pantani
La prossima settimana segnerà il ventesimo anniversario della morte di Marco Pantani, il celebre campione di ciclismo italiano. Con questo anniversario, si profila l’ombra di una possibile terza richiesta di archiviazione da parte della Procura di Rimini riguardo alla scomparsa del Pirata. Il corpo di Pantani fu ritrovato il 14 febbraio 2004 nel residence “Le Rose” di Rimini, e per la terza volta in due decenni gli inquirenti sembrano convergere sulla stessa conclusione: la morte non fu causata da omicidio. L’indagine condotta dal procuratore Elisabetta Melotti e dal sostituto Luca Bertuzzi, sebbene non abbia ancora formalmente raggiunto l’ufficio gip come richiesta di archiviazione, non sembra aver portato alla luce nuovi elementi significativi.
Secondo l’avvocato Fiorenzo Alessi, rappresentante dei genitori di Marco Pantani, la decisione di opporsi a una potenziale richiesta di archiviazione sarà valutata attentamente: “Se e quando arriverà una richiesta di archiviazione, ne valuteremo le motivazioni e decideremo se varrà la pena fare opposizione”. Alessi aggiunge che la Procura, nel corso degli anni, ha condotto approfondite indagini anche sulla base di nuove prove e tracce fornite dalla famiglia Pantani. Il desiderio di riaprire l’indagine è stato alimentato da una nuova denuncia della madre di Pantani, Tonina Belletti, che ha rivelato la presenza di due escort accanto al figlio la notte della sua morte. La signora Belletti ha fornito alla Procura i nomi di nuovi testimoni e conoscenti del ciclista, fino ad allora mai ascoltati, ma nessuno di loro sembra aver fornito informazioni decisive o utili alle indagini. Numerose persone sono state interrogate, compresi amici, conoscenti occasionali, personale dei locali frequentati da Pantani, senza che emergesse alcuna nuova pista significativa.
Le conclusioni delle precedenti inchieste
Le inchieste condotte in passato hanno stabilito che Marco Pantani morì da solo in una stanza chiusa dall’interno, a causa dell’assunzione prevalente di psicofarmaci. L’ultima indagine, sotto la guida del procuratore Paolo Giovagnoli, si concluse con un’archiviazione, supportata da una perizia medico-legale affidata al professor Franco Tagliaro, che indicò che il ciclista era deceduto a causa di una combinazione di droghe e farmaci. L’archiviazione emessa all’inizio del 2016 dal gip di Rimini, Vinicio Cantarini, resistette anche all’esame della Cassazione, che respinse definitivamente il ricorso presentato. Le indagini, quindi, sembrano aver confermato la tesi dell’incidente dovuto a cause interne, escludendo l’ipotesi di un omicidio.
In conclusione, il caso di Marco Pantani continua a destare interesse e dibattito dopo due decenni dalla sua morte, con la possibilità di una terza richiesta di archiviazione in arrivo. Nonostante le spinte per una riapertura delle indagini e le dichiarazioni di nuovi testimoni, finora non sono emersi elementi che possano cambiare radicalmente la conclusione delle autorità. La figura del Pirata rimane avvolta da mistero e controversie, e la verità sulla sua morte sembra continuare a sfuggire all’indagine ufficiale.