Il destino di De Rossi: tra speranze e timori nella “città ciclotimica”
In un recente articolo, il quotidiano spagnolo El País ha delineato uno scenario che potrebbe attendere Daniele De Rossi, ex centrocampista e bandiera della Roma, nel caso in cui decidesse di intraprendere la carriera di allenatore sulla panchina giallorossa. Il paragone utilizzato è quello con la figura del “marziano a Roma” di Ennio Flaiano, un personaggio che, atterrato nel cuore della Capitale e inizialmente osannato, viene dimenticato in un lasso di tempo brevissimo, simboleggiando la volubilità dell’animo romano.
La **metafora di Flaiano**, secondo il giornalista Daniel Verdù, si adatta perfettamente al calcio e in particolare a certi club che sembrano avere la tendenza a “offuscare i ricordi più belli dei propri tifosi”. La città di Roma, descritta come “ciclotimica”, avrebbe la capacità di “elevare e divorare” i propri miti con una rapidità che a volte sfiora la crudeltà. Questo pattern di comportamento non sarebbe nuovo nel mondo del calcio, come dimostrano diversi casi citati dal quotidiano spagnolo.
La parabola degli eroi: da Xavi a Pirlo
La possibile traiettoria di De Rossi viene paragonata a quella di Xavi Hernández al Barcellona, un altro esempio di come il ritorno di un ex calciatore come allenatore possa trasformarsi in una situazione delicata. El País sottolinea come “in un paio d’anni, il Barça ha distrutto due monumenti del club come Ronald Koeman e Xavi Hernández”, un destino che nessun tifoso avrebbe auspicato per i suoi beniamini.
Non meno emblematico è il caso di **Andrea Pirlo**, il “maestro” della Juventus, la cui breve esperienza sulla panchina della Vecchia Signora nel 2020 è stata turbolenta e lontana dai fasti dei suoi giorni da calciatore. La gestione Pirlo ha rischiato di non qualificare il club alla Champions League, una situazione che ha “divorato la sua povera sinfonia in panchina”, come scrive Verdù. Un’esperienza amara che ha lasciato un segno nella carriera dell’ex centrocampista, tanto da essere definita una “vergogna sulla panchina della Sampdoria, in Serie B”.
La lezione di Marco Tardelli all’Inter
Il caso di Marco Tardelli è ugualmente significativo. La sua gestione dell’Inter non è stata fortunata e ha toccato il fondo nel memorabile e doloroso 0-6 nel derby contro il Milan. Il percorso di Tardelli come allenatore nerazzurro è stato costellato da difficoltà e insuccessi, tanto da essere ricordato come un “disastro”.
Ciò che emerge da questi esempi è un rischio ben preciso: quello di “sfidare la propria gloria di giocatore”, secondo le parole riportate da El País. Il calcio, infatti, non dimentica, ma allo stesso tempo può essere spietato nell’abbracciare il presente e dimenticare il passato, soprattutto quando i risultati non accompagnano il mito che ritorna.
De Rossi e il bivio della panchina
Daniele De Rossi è quindi davanti a un bivio: da un lato, la possibilità di riscrivere la storia della squadra della sua città, dall’altro, l’eventualità di vedere la propria figura trasformarsi da icona a esempio di caducità. Il rischio di un’avventura così carica di aspettative è chiaro, soprattutto in una realtà dove l’oblio sembra attendere dietro l’angolo.
Il calcio moderno, con la sua voragine di pressioni mediatiche e la costante ricerca di risultati immediati, non lascia spazio a lunghi periodi di apprendistato o a una pazienza storica. A Roma, come in altre piazze esigenti, l’eroe di ieri può facilmente diventare il capro espiatorio di domani. **Daniele De Rossi** dovrà valutare se la passione per la sua Roma e il calcio in generale possa essere sufficiente a sostenere il peso di un’eredità così complessa.
Il dibattito è aperto, e le pagine della storia del calcio attendono di essere scritte. Mentre il tifo romanista si divide tra speranza e preoccupazione, solo il tempo potrà svelare se De Rossi sarà capace di sfuggire alla parabola del “marziano a Roma” o se, al contrario, sarà capace di consolidare il suo mito anche dall’altra parte della barricata.