Il caso Acerbi-Juan Jesus e la “giustizia” sportiva: un esempio di incongruenza?
In un mondo dello sport dove il fair play dovrebbe essere la norma, la recente vicenda che ha coinvolto i calciatori Francesco Acerbi e Juan Jesus solleva interrogativi sulla coerenza e l’efficacia delle istituzioni calcistiche nel gestire le controversie e le accuse di comportamenti scorretti. La decisione di non sanzionare Acerbi, a fronte delle accuse mosse da Juan Jesus, ha suscitato stupore e delusione, non solo tra i tifosi ma anche all’interno delle stesse squadre interessate.
La dinamica dei fatti, ampiamente documentata e discussa, ha visto al centro un acceso scambio verbale tra i due atleti durante una partita, con l’accusa da parte di Juan Jesus di aver ricevuto insulti a sfondo razziale. La “giustizia” sportiva, tuttavia, ha deciso di non procedere con sanzioni, basandosi su un principio di “maggiore probabilità” degli eventi che molti hanno trovato insufficiente e poco convincente.
L’assenza di sanzioni: una decisione controversa
La sentenza