SpaceX: Il successo del terzo test del razzo Starship
Il terzo test del razzo Starship di SpaceX è stato un momento cruciale per l’azienda e per il futuro dei viaggi spaziali. Secondo quanto riportato, il volo di Starship-3 doveva raggiungere almeno il 90% dei suoi obiettivi per garantire che i piani per riportare l’uomo sulla Luna potessero procedere senza ritardi. L’attesa per il lancio era palpabile, con la preoccupazione di eventuali problemi tecnici che potessero compromettere la missione.
Un lancio ritardato, ma senza intoppi tecnici
Starship-3 avrebbe dovuto decollare alle 13:00 ora italiana dalla rampa di lancio di Starbase a Boca Chica in Texas. Tuttavia, a causa di imbarcazioni presenti nell’area di lancio, il decollo è stato ritardato di mezz’ora, per poi slittare ancora di un’ora. Fortunatamente, non sono stati segnalati problemi tecnici, ma solo precauzionali misure di sicurezza legate alla presenza delle imbarcazioni. Il razzo è finalmente decollato alle 14:30, dando inizio a una fase cruciale per la missione.
Successo e imprevisti durante il volo
Il lancio di Starship-3 è stato caratterizzato dall’innalzamento verso il cielo della potentissima astronave, con i suoi 112 metri d’altezza, che rappresenta un traguardo senza precedenti nell’esplorazione spaziale. Tutti i 33 motori si sono accesi correttamente, consentendo alla navicella di separarsi dal booster e avviare il viaggio nello spazio. Durante la discesa del primo stadio, però, non tutti i motori si sono accesi per la frenata, portando il booster a disintegrarsi al contatto con il mare.
Starship, d’altro canto, ha raggiunto una quota di 230 chilometri, svolgendo con successo importanti esperimenti. Tra questi, l’apertura del portellone del vano e il travaso di combustibile da un serbatoio all’altro, fondamentale per i futuri viaggi verso la Luna. Nonostante il tragico epilogo a causa della perdita di contatto a 60 chilometri di quota, la missione ha offerto uno spettacolo unico, con la telecamera che ha catturato il rientro nell’atmosfera e la formazione di plasma a 2.600 gradi centigradi.