Le operazioni di rappresaglia anglo-americane contro gli Houthi
I raid Usa e britannici nel cuore degli Houthi nello Yemen continuano a suscitare tensioni e minacce da parte dei ribelli. Gli attacchi mirati, definiti come necessari fino al logoramento delle forze nemiche, riflettono una strategia decisa e chiara da parte degli Stati Uniti e del Regno Unito. Dopo aver colpito 85 obiettivi di miliziani filo-iraniani in Iraq e Siria, gli Stati Uniti hanno esteso le loro operazioni ai ribelli yemeniti, sostenuti anche da Teheran. Questo è il secondo giorno di rappresaglie in risposta all’uccisione di tre marines presso il confine tra Siria e Giordania.
L’azione congiunta di Usa e Regno Unito, supportati da Canada, Paesi Bassi e Bahrein, ha portato alla distruzione di 36 obiettivi dei ribelli in 13 località dello Yemen. I missili lanciati dalla portaerei Eisenhower e i bombardamenti effettuati dai Typhoon della Royal Air Force hanno mirato a colpire arsenali sotterranei, sistemi missilistici, difese aeree e radar. L’obiettivo dichiarato è stato quello di interrompere e ridurre le aggressioni degli Houthi contro le navi nel Mar Rosso. Questi 48 blitz consecutivi dimostrano un’impegno deciso a contrastare le minacce in atto.
Le dichiarazioni dei leader coinvolti
Il ministro della Difesa britannico Shapps ha rassicurato sulla natura proporzionata delle operazioni, specificando che esse sono mirate esclusivamente a obiettivi militari. Ha inoltre sottolineato la volontà di evitare un’escalation, pur restando fermi nel difendere gli interessi nazionali e agire in conformità con il diritto internazionale. Il segretario alla difesa degli Stati Uniti Austin ha ribadito che si tratta di un’azione collettiva e ha minacciato ulteriori conseguenze nel caso in cui i ribelli non interrompano i loro attacchi illegali.
Il consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti Sullivan ha confermato l’intenzione di proseguire con ulteriori passi nella risposta americana, sia in risposta agli attacchi dei droni in Giordania, sia contro i ribelli yemeniti. Queste dichiarazioni evidenziano la determinazione degli attori coinvolti a far fronte alle minacce percepite e a difendere i propri interessi strategici nella regione.
Gli Houthi, seppur colpiti militarmente, mantengono una posizione di sfida. Il generale Yahya Saree ha promesso una “risposta distruttiva” agli attacchi subiti, definendo i raid come uno “spettacolo mediatico senza gravi conseguenze”. Le condanne degli iraniani verso le azioni militari occidentali evidenziano una visione contrastante, accusando gli Stati Uniti e il Regno Unito di alimentare caos e instabilità nella regione. Le minacce e le reazioni degli attori coinvolti delineano un quadro complesso e teso, con potenziali ripercussioni su scala più ampia.