Ucraina: Zelensky denuncia l’escalation del conflitto
Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha espresso profonda preoccupazione riguardo all’escalation del conflitto in Ucraina, evidenziando la minaccia imminente rappresentata dalla situazione. Nel corso di un’intervista con il direttore del Tg1, Gian Marco Chiocci, Zelensky ha sottolineato la mancanza di preparazione da parte degli eserciti europei di fronte alla potenziale aggressione russa, evidenziando la necessità di una risposta pronta da parte della NATO. Ha dichiarato: “La guerra può arrivare da voi perché abbiamo a che fare con Putin. E quando arriverà nessuno sarà pronto, gli eserciti europei non sono pronti, sarà uno choc, dov’è la garanzia che la Nato reagirà prontamente? chi ne parla? nessuno”.
Stati Uniti neutri sul licenziamento del capo delle forze armate ucraine
Il consigliere per la Sicurezza nazionale della Casa Bianca, Jake Sullivan, ha sottolineato la neutralità degli Stati Uniti riguardo al licenziamento del capo delle forze armate ucraine Valeri Zaluzhny. Sullivan ha dichiarato che le decisioni relative al personale delle forze armate ucraine spettano al governo ucraino e che gli Stati Uniti non interferiranno in tali questioni. Ha affermato: “Le decisioni relative al personale delle forze armate ucraine sono di competenza del governo ucraino. Questo non è qualcosa su cui il governo americano deve interferire, in un modo o nell’altro”.
Volodymyr Zelensky sul fronte vicino al villaggio di Robotyne
Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, si è recato in visita al fronte vicino al villaggio di Robotyne, nella regione di Zaporizhzhia. Attraverso Telegram, Zelensky ha espresso il suo sostegno ai soldati impegnati nel difficile compito di difendere l’Ucraina dall’aggressione nemica. Ha dichiarato: “È un onore essere qui oggi. Per sostenere i soldati e premiarli. Sulle loro spalle c’è una missione difficile e decisiva: respingere il nemico e proteggere l’Ucraina. Siamo orgogliosi dei nostri soldati, ringraziamo tutti”.
Mentre il conflitto in Ucraina continua a intensificarsi, con attacchi e perdite umane in aumento, la comunità internazionale rimane in allerta. Il recente raid aereo su un panificio nella città occupata dai russi di Lysychansk ha causato la morte di almeno 28 persone, inclusa quella di un bambino. I soccorritori hanno lavorato incessantemente per cercare sopravvissuti tra le macerie, con alcune persone ancora considerate disperse. Il governatore di Lugansk installato dalla Russia ha dichiarato una giornata di lutto, accusando le forze di Kiev dell’attacco al panificio molto frequentato.
Le tensioni tra Russia e Ucraina rimangono alte, con ulteriori segnalazioni di violenze e attacchi. Recenti bombe hanno colpito una panetteria e un ristorante a Lysychansk, provocando quattro feriti in terapia intensiva e ventotto vittime confermate. Fonti indipendenti hanno evidenziato l’uso di armamenti occidentali negli attacchi, sollevando preoccupazioni sulla crescente escalation del conflitto. La popolazione civile continua a essere il bersaglio di queste violente azioni, con conseguenze devastanti per la comunità locale.
Proteste e detenzioni a Mosca: giornalisti coinvolti
A Mosca, almeno 27 persone sono state arrestate durante una protesta organizzata dalle mogli dei soldati contro la mobilitazione per la guerra in Ucraina. Tra i fermati vi erano anche giornalisti, inclusi reporter stranieri, che sono stati rilasciati dopo qualche ora. Le manifestazioni e le tensioni legate alla situazione in Ucraina continuano a generare critiche e reazioni in diverse parti del mondo, con la libertà di stampa e di espressione che rimangono al centro delle preoccupazioni.
Nel contesto della guerra in corso, la Russia ha lanciato droni d’attacco su territorio ucraino, aggiungendo un’altra dimensione di pericolo e instabilità al conflitto. Le forze aeree ucraine hanno dichiarato di aver abbattuto nove di questi droni, evidenziando lo scontro in corso e la complessità della situazione sul campo di battaglia. Le azioni militari e le tensioni geopolitiche continuano a tenere in allerta la comunità internazionale, con la speranza di una risoluzione pacifica che sembra sempre più lontana.