Proteste pro-Gaza: un fenomeno globale
La protesta pro-Gaza ha assunto una dimensione globale, estendendosi dai campus americani a città come Parigi, Londra, Adelaide e Tokyo. Negli Stati Uniti, dopo due settimane di scontri e circa 2.300 arresti, gli atenei si preparano a ospitare le cerimonie di laurea tra eccezionali misure di sicurezza.
In molti campus americani, come la Columbia University, gli studenti hanno esposto messaggi di solidarietà verso i palestinesi, come riportato dal sito egiziano Ahram. Tuttavia, in Europa, la situazione è più tesa: a Parigi, la polizia ha evacuato Sciences Po dopo un sit-in pacifico di studenti filo-palestinesi, e azioni simili sono avvenute anche a Lione, Londra, Bristol, Newcastle e Warwick.
La risposta delle università
Negli Stati Uniti, le proteste hanno visto l’intervento della polizia: a Greenwich Village, una cinquantina di studenti sono stati arrestati dopo essersi rifiutati di sgomberare i campus di NYU e della New School. Altri 30 arresti sono avvenuti alla Portland State University, dove i manifestanti si erano barricati in una biblioteca.
A Princeton, un gruppo di studenti ha iniziato uno sciopero della fame per chiedere all’ateneo di ritirare gli investimenti da società che indirettamente aiutano le azioni militari di Israele a Gaza. Questo scenario è stato preso in considerazione anche da altre università come Rutgers e Brown a Rhode Island, portando allo sgombero delle rispettive tendopoli.
Le cerimonie di laurea sotto alta sicurezza
Con le lezioni terminate o in dirittura d’arrivo, le cerimonie di laurea rappresentano il prossimo banco di prova. Questi eventi, solitamente solenni giornate di festa, quest’anno saranno caratterizzati da misure di sicurezza straordinarie, tra cui polizia sui campus, metal detector e divieti di portare striscioni, bandiere o borse voluminose.
La scorsa settimana, la University of Southern California a Los Angeles ha cancellato la sessione plenaria, a cui erano attesi 65.000 tra parenti e amici dei laureati. Per gli studenti che hanno iniziato il college durante il lockdown da Covid, le lauree 2024 rappresentano un nuovo momento traumatico.
I keynote speakers e le sfide che li attendono
Un compito complesso attende i keynote speakers, i vip destinatari delle lauree ad honorem, che devono offrire un messaggio di speranza per il futuro ai neo-laureati. Tra i nomi più noti ci sono il comico Jerry Seinfeld a Duke, il co-fondatore di Apple Steve Wozniak all’Università del Colorado e, il più in vista di tutti, Joe Biden, che parlerà al Morehouse College di Atlanta il 19 maggio.
Al Morehouse College, storica scuola afro-americana frequentata da Martin Luther King, professori e studenti vorrebbero ritirare il tappeto rosso all’invitato d’onore. Dopo la conferma che Biden parlerà, il corpo docente ha chiesto alla Casa Bianca “un momento di confronto diretto” prima che il presidente salga sul podio.
Proteste e solidarietà: uno scenario in evoluzione
Le proteste pro-Gaza continuano a evolversi, con manifestazioni che si estendono ben oltre i confini degli Stati Uniti. In Australia, tendopoli sono spuntate ad Adelaide, Canberra, Melbourne e Sydney. Gli studenti chiedono un cambiamento concreto nelle politiche delle loro università riguardo agli investimenti e alle partnership con istituti israeliani.
A livello globale, la solidarietà verso la causa palestinese è evidente dalle numerose manifestazioni e sit-in. Tuttavia, la risposta delle autorità varia notevolmente da paese a paese, con alcuni governi che optano per la tolleranza zero, mentre altri scelgono un approccio più dialogante.
Il ruolo dei social media
I social media giocano un ruolo fondamentale nella diffusione delle proteste e nel coordinamento delle azioni globali. Piattaforme come Twitter, Instagram e TikTok sono utilizzate per organizzare eventi, condividere notizie in tempo reale e sensibilizzare l’opinione pubblica sulla situazione a Gaza.
Gli hashtag come #FreeGaza e #StandWithPalestine sono diventati virali, contribuendo a creare un senso di comunità tra gli attivisti e a mantenere alta l’attenzione mediatica. Tuttavia, questo ha anche portato a una maggiore sorveglianza e censura da parte delle piattaforme stesse, che cercano di bilanciare la libertà di espressione con la necessità di prevenire la disinformazione.
L’impatto a lungo termine
L’effetto a lungo termine di queste proteste è ancora incerto. Tuttavia, è chiaro che la mobilitazione degli studenti ha già avuto un impatto significativo, costringendo molte università a rivedere le loro politiche e a considerare seriamente le richieste degli attivisti.
La solidarietà internazionale e la pressione esercitata dalle proteste potrebbero portare a cambiamenti duraturi non solo nelle politiche universitarie, ma anche nelle relazioni internazionali. Gli studenti stessi stanno emergendo come una forza significativa, capaci di influenzare l’opinione pubblica e di portare avanti istanze di giustizia sociale.