La crisi a Gaza continua a essere al centro delle preoccupazioni internazionali. L’emiro del Qatar, ospite dei leader di Hamas da dodici anni, ha recentemente avvertito il gruppo di prepararsi al trasloco. È stato il segretario di Stato americano, Antony Blinken, a trasmettere il messaggio al premier del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman Al Thani, in aprile. L’obiettivo era mantenere aperto un canale di comunicazione con Hamas, che controlla Gaza dal 2007.
GERUSALEMME — La crisi a Gaza continua a essere al centro delle preoccupazioni internazionali. L’emiro del Qatar, ospite dei leader di Hamas da dodici anni, ha recentemente avvertito il gruppo di prepararsi al trasloco. È stato il segretario di Stato americano, Antony Blinken, a trasmettere il messaggio al premier del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman Al Thani, in aprile. L’obiettivo era mantenere aperto un canale di comunicazione con Hamas, che controlla Gaza dal 2007.
Scambi di prigionieri e negoziati in corso
Nei successivi passaggi, i soldati e gli uomini con meno di 50 anni verrebbero scambiati con altri detenuti palestinesi. Secondo fonti saudite, gli israeliani sarebbero pronti a scarcerare Marwan Barghouti, condannato a cinque ergastoli, a condizione che si trasferisca a Gaza, nonostante sia originario della Cisgiordania. Attualmente, i rappresentanti di Hamas sono al Cairo per i negoziati, mentre il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha rinviato la partenza della delegazione guidata dal direttore del Mossad. Netanyahu ha anche cercato di ridurre le aspettative per una svolta nei negoziati, ribadendo che l’esercito israeliano procederà comunque con l’invasione di Rafah.
Le dichiarazioni del governo israeliano
Una “fonte politica di alto livello” ha spiegato che per Israele non è possibile aderire a un cessate il fuoco permanente. I leader di Hamas, invece, avevano ricevuto garanzie sulla fine del conflitto e sul ritiro delle truppe dalla Striscia di Gaza. Tzahi Hanegbi, consigliere per la Sicurezza Nazionale e fedelissimo del premier, ha ribadito che le truppe entreranno a Rafah “molto presto” e che Yahya Sinwar, pianificatore dei massacri del 7 ottobre, “non resterà vivo”. Secondo il Canale 12 israeliano, i segnali positivi di Hamas potrebbero essere una tattica per guadagnare tempo. Nel frattempo, i familiari degli ostaggi continuano a manifestare per le strade di Tel Aviv, chiedendo che l’accordo venga finalizzato e invocando le dimissioni del governo.
La situazione umanitaria a Gaza
Non c’è più tempo per gli abitanti di Gaza. “La carestia sta per scoppiare ed è già in corso nel nord della Striscia,” denuncia Cindy McCain, direttrice del Programma Alimentare Mondiale. Gli americani hanno sospeso la costruzione del porto flottante al largo della Striscia a causa delle condizioni avverse del mare. Questo pontile avrebbe dovuto permettere un afflusso maggiore di aiuti nella parte del territorio più colpita dalla fame. I palestinesi uccisi in 211 giorni di guerra sono quasi 35 mila, e la situazione umanitaria è sempre più drammatica. Le manifestazioni di protesta continuano, con migliaia di persone che chiedono una soluzione immediata e duratura.
Pressioni internazionali e possibili sviluppi
Le pressioni internazionali su entrambe le parti sono fortissime. Gli Stati Uniti stanno cercando di mediare una soluzione che possa portare a una tregua duratura, mentre gli alleati regionali, come l’Egitto e il Qatar, svolgono un ruolo cruciale nei negoziati. L’invasione di Rafah da parte delle truppe israeliane sembra imminente, ma la comunità internazionale continua a sperare in un accordo che possa evitare ulteriori spargimenti di sangue. I prossimi giorni saranno decisivi per capire se ci sarà un reale spiraglio di tregua o se il conflitto continuerà a mietere vittime.
La posizione di Hamas e le richieste di Israele
Hamas ha chiarito di essere disposto a considerare una tregua, ma solo se ci saranno garanzie concrete sulla fine del conflitto e il ritiro delle truppe israeliane. Israele, dal canto suo, insiste sulla necessità di garantire la sicurezza dei suoi cittadini e di eliminare le minacce rappresentate dai leader di Hamas. La comunità internazionale osserva attentamente l’evolversi della situazione, con la speranza che si possa giungere a un accordo che metta fine alle sofferenze di civili innocenti su entrambi i lati del conflitto.