La Polizia Sgombera Nuovamente gli Studenti a Sciences Po: Tensione in Aumento
La mattina del 3 maggio, la polizia francese è intervenuta con forza per sgomberare gli studenti pro-Palestina che avevano occupato l’università Sciences Po a Parigi. Questa nuova azione di sgombero ha visto gli agenti del CRS – la polizia antisommossa – entrare nel prestigioso ateneo di Rue Saint-Guillaume alle 11 del mattino, esattamente una settimana dopo un’analoga operazione.
Occupazione e Sgombero
L’occupazione era iniziata il giorno precedente, con oltre 120 studenti che avevano deciso di passare la notte all’interno dell’università. Tuttavia, a mezzogiorno del 3 maggio, la questura di Parigi ha comunicato che 91 studenti erano stati evacuati a forza ‘senza incidenti’. La ministra dell’istruzione superiore, Sylvie Retailleau, ha subito chiesto ai presidenti delle università di garantire il ‘mantenimento dell’ordine’ utilizzando ‘la massima estensione dei poteri’ a loro disposizione.
Le Richieste degli Studenti e il Dialogo Mancato
L’occupazione era stata preceduta da un incontro tra l’amministrazione dell’ateneo e il corpo studentesco, avvenuto il 2 maggio. Questo incontro era stato convocato su richiesta degli studenti durante i primi giorni di occupazione e sembrava rappresentare una parziale vittoria per il movimento studentesco. Tuttavia, Pierre (nome di fantasia), uno degli studenti coinvolti, ha descritto l’assemblea come ‘una farsa’. ‘Doveva essere l’occasione per discutere le nostre richieste e la risposta di Sciences Po alla situazione in Palestina’, ha detto Pierre. ‘Invece, l’amministrazione ha mostrato una totale indisponibilità ad ascoltarci o aprire ulteriormente un dialogo’.
Comitato di Solidarietà per la Palestina
Tra le principali richieste del Comitato di Solidarietà per la Palestina vi era la creazione di un comitato investigativo sui partenariati tra Sciences Po e le università israeliane. Il direttore ad interim, Jean Bassères, ha però ribadito che non ci sarebbe stata alcuna apertura su questo fronte. Delusi dalla risposta dell’amministrazione, oltre un centinaio di studenti ha deciso di occupare nuovamente l’università per rilanciare le proprie richieste.
La Reazione della Polizia e l’Ultimatum
La mattina del 3 maggio, l’amministrazione ha dato agli studenti un ultimatum: se non avessero smobilitato e rinunciato a qualsiasi forma di mobilitazione per il resto dell’anno entro venti minuti, la polizia sarebbe intervenuta. Verso le 11, per la seconda volta in poco più di una settimana, la polizia ha fatto irruzione a Sciences Po. ‘Alcuni di noi hanno deciso di uscire in gruppo prima dell’ingresso della polizia, altri si sono seduti nella hall, continuando la protesta in maniera pacifica’, ha raccontato Pierre. Successivamente, l’amministrazione ha chiuso l’accesso al campus.
Proteste in Altre Università
Le proteste non si sono limitate a Sciences Po a Parigi. Anche Sciences Po a Lione è stata sgomberata a forza e chiusa, mentre mobilitazioni simili hanno avuto luogo a Lille e Saint-Etienne. Nelle ultime settimane, le proteste degli studenti contro la strage di Gaza sono diventate sempre più numerose e partecipate, sia negli Stati Uniti che in Europa. In Francia, molte università sono state teatro di proteste e occupazioni, inclusa la Sorbona di Parigi.
La Crescente Frequenza degli Sgomberi
‘La situazione è senza precedenti’, ha detto Pierre. ‘Dopo poche ore in cui gli studenti non cedono a tutte le richieste dell’università, arrivano le forze dell’ordine. A Sciences Po questa cosa non era mai successa, ma da quando si è cominciato a parlare di Palestina è successo due volte in due settimane’.
Manifestazione a Place du Panthéon
Nel pomeriggio del 3 maggio, una manifestazione è stata organizzata a Place du Panthéon su appello di diversi sindacati studenteschi. Gli studenti, sostenuti da numerosi attivisti, hanno continuato a esprimere il loro dissenso contro la gestione della situazione da parte delle autorità universitarie e governative. La tensione rimane alta, e le richieste del Comitato di Solidarietà per la Palestina sono ancora lontane dall’essere accolte.