La cultura pop nella politica americana e la bizzarra teoria del complotto su Taylor Swift
La politica americana e la cultura pop sono sempre state due facce della stessa moneta, con personaggi dello spettacolo che si sono più volte riciclati in leader nazionali. Da Ronald Reagan a Donald Trump, il passaggio da celebrità a presidente degli Stati Uniti non è un fenomeno nuovo. Oggi, un nuovo capitolo sembra scriversi, protagonista la superstar Taylor Swift, al centro di una teoria del complotto che la vorrebbe strumento di rielezione per il presidente Joe Biden.
La relazione Swift-Kelce e le teorie della cospirazione
La storia d’amore tra la cantante Taylor Swift e il giocatore di football Travis Kelce ha preso una piega inaspettata, con la qualificazione dei Kansas City Chiefs alla finale del Super Bowl. In seguito a questo evento, su piattaforme come X/Twitter, Reddit e Telegram, sono sbocciati migliaia di post che alimentano una teoria della cospirazione priva di fondamento, la quale vedrebbe Swift e il suo partner come “risorse chiave” in un complotto per garantire la rielezione di Biden. Queste voci hanno raggiunto il picco quando Fox News, tramite il conduttore Jesse Watters, ha collegato arbitrariamente diversi punti, sostenendo che l’unità PsyOp del Pentagono avesse proposto di trasformare Swift in una risorsa contro la disinformazione online.
La risposta istituzionale e la viralità della cospirazione
Nonostante la pronta smentita da parte del ministero della Difesa, l’abbozzo di teoria proposto da Jesse Watters si è trasformato in un’ondata di post che etichettano Swift come una “PsyOp del Pentagono”. La cantante, che con il suo Eras Tour ha superato la cifra record di 1 miliardo di dollari, si ritrova al centro di false affermazioni che mettono a dura prova il sistema politico e istituzionale degli Stati Uniti. La potenza di queste teorie del complotto, amplificate dai social e da una crescente ignoranza, potrebbe avere ripercussioni significative sulla politica e sulle imminenti elezioni.
La campagna di Trump e la divisione culturale
I gestori della campagna per la rielezione di Trump si sono mossi per contrastare l’effetto potenzialmente dirompente che una figura come Taylor Swift potrebbe avere sul voto di novembre. La spaccatura culturale che si manifesta attraverso queste teorie cospirazioniste, ridicole quanto quelle contro figure come George Soros, dimostra un divario sempre più marcato tra credenti e non credenti, tra establishment e popolo. Questa divisione, anticipata 60 anni fa da Umberto Eco, si mostra ora in tutta la sua drammaticità.
Manipolazioni elettorali e la realtà americana
Le manipolazioni della democrazia americana, canalizzate in concreto a fini elettorali, rivelano una triste verità: l’esistenza di una massa di cittadini/elettori facilmente influenzabili da televisione e social media. Questa realtà, purtroppo, non è una novità. Tuttavia, il livello di schizofrenia che sembra emergere dagli Stati Uniti lancia segnali preoccupanti alla comunità internazionale, suggerendo una superpotenza forse fuori controllo o, quantomeno, in balia di voci e complotti che, diffusi sui social, potrebbero persino favorire i nemici di Washington e dell’Occidente.
In un periodo di estrema polarizzazione, dove le voci di corridoio diventano grida sui social network, il dibattito politico americano si trasforma in una sorta di arena mediatica. La situazione odierna pone domande inquietanti sull’effettiva capacità di gestire le dinamiche interne e internazionali, in un contesto dove figure come Taylor Swift possono essere involontariamente catapultate in scenari di potere che vanno ben oltre la loro volontà o il loro controllo. Resta da vedere come questa tendenza evolverà nei prossimi mesi, in particolare con l’avvicinarsi delle elezioni presidenziali, e quali effetti avrà sul tessuto sociale e politico americano.
Foto Credits: Il Fatto Quotidiano