Tregua sperata mentre Gaza resta sotto assedio
Ieri, mentre una delegazione di Hamas era al Cairo per discutere una proposta di tregua con Israele, la situazione nella Striscia di Gaza è precipitata. Gli attacchi aerei israeliani hanno colpito diverse aree, con bombe sganciate dagli F-16 e dai droni su bersagli strategici. Tra le zone più colpite c’è stato il campo profughi di Nuseirat, considerato da Israele una ‘roccaforte’ di Hamas.
Le operazioni militari hanno causato morti e feriti, con le vittime estratte dalle macerie di una casa in via Ahmed Yassin, nella zona di Al-Saftawi. Un’altra abitazione è stata colpita vicino alla stazione di polizia in via Salah al Din, e la moschea di Al Fukhari a est di Khan Younis ha subito danni significativi.
Violenza in Cisgiordania e proposta di accordo
Contemporaneamente, in Cisgiordania, a Deir al Ghusoun (Tulkarem), cinque combattenti palestinesi sono stati uccisi durante un’operazione militare israeliana. Israele ha definito l’azione una ‘operazione antiterrorismo’, imponendo un coprifuoco e circondando le abitazioni con ruspe e razzi anticarro.
Mentre i combattimenti continuavano, emergono dettagli di una possibile tregua. La proposta egiziana prevede tre fasi di cessate il fuoco, durante le quali Hamas rilascerebbe gradualmente gli ostaggi israeliani. In cambio, Israele dovrebbe liberare un numero imprecisato di prigionieri palestinesi, tra cui Marwan Barghouti, il ‘Mandela palestinese’.
Pressioni internazionali per il cessate il fuoco
Gli Stati Uniti, l’Egitto e il Qatar hanno esercitato pressioni sulla leadership di Hamas affinché accettasse la tregua. Il Segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha dichiarato più volte che ‘tra la tregua e la popolazione di Gaza c’è solo Hamas’. Tuttavia, la durata della tregua rimane un nodo cruciale. Hamas insiste su un cessate il fuoco permanente, mentre Israele esclude la cessazione della guerra.
Israele ha annunciato che una delegazione si recherà al Cairo solo se Hamas offrirà un orizzonte per i negoziati. Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha confermato che, con o senza la liberazione degli ostaggi, Israele attaccherà Rafah per distruggere i battaglioni di Hamas.
Reazioni interne e richieste di pace
Le dichiarazioni di Netanyahu hanno placato le ire dei ministri dell’estrema destra, Bezalel Smotrich e Itamar Ben Gvir, ma hanno anche scatenato proteste in Israele. Migliaia di israeliani sono scesi in strada a Tel Aviv e in altre città, chiedendo la chiusura dell’accordo per riportare a casa gli ostaggi.
Da parte sua, un portavoce di Hamas, Taher Nunu, ha ribadito che qualsiasi accordo dovrà includere la fine completa e permanente dell’aggressione israeliana, il ritiro totale delle truppe dalla Striscia di Gaza, il ritorno degli sfollati alle loro case e uno scambio di prigionieri.
Il tributo di sangue di Gaza
L’offensiva israeliana, scattata dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre, ha causato la morte di 34.654 palestinesi, secondo gli ultimi dati del ministero della sanità di Gaza. Tra le vittime ci sono oltre 100 giornalisti e operatori dell’informazione. Israele nega di prendere di mira i reporter, ma accusa spesso i giornalisti di collusione con Hamas e altre ‘organizzazioni terroristiche’.
Un esempio tragico è quello di Hamza Dahdouh, figlio del noto giornalista Wael Dahdouh di Al Jazeera, e Mustafa Thuraya, un operatore di droni per video, uccisi da un drone militare israeliano. Israele sostiene che Thuraya fosse un membro di Hamas e Dahdouh del Jihad islamico, ma le immagini pubblicate dal Washington Post contraddicono la versione israeliana.
Domande senza risposta
Le immagini girate da Thuraya non mostrano soldati, aerei o altro equipaggiamento militare israeliano, sollevando interrogativi sul motivo per cui i giornalisti sono stati presi di mira. Dahdouh aveva persino ottenuto un raro permesso da Israele per uscire da Gaza, un privilegio difficilmente concesso a un militante di Hamas o del Jihad.
La situazione a Gaza rimane tesa, con la popolazione civile intrappolata in un conflitto senza fine. Le speranze di una tregua duratura sono appese a un filo, mentre le parti continuano a negoziare sotto l’ombra della violenza.