La Pasqua clandestina dei cattolici nelle zone occupate
La Pasqua 2023 segna un altro capitolo oscuro per i cattolici nell’Ucraina occupata. Con il governo russo che continua a esercitare un controllo oppressivo, la celebrazione religiosa diventa un atto di resistenza e fede.
Le autorità russe, occupanti la regione di Zaporizhzhia, hanno inviato un messaggio di auguri per la Pasqua, carico di ipocrisia. ‘Auguriamo una Pasqua di luce e di pace a ogni famiglia’, hanno dichiarato, mentre il territorio rimane sotto un regime di occupazione. La Pasqua, celebrata secondo il calendario giuliano, unisce temporaneamente diverse confessioni cristiane ucraine, ma solo le chiese ortodosse russe possono tenere liturgie.
La repressione religiosa
Don Oleksandr Bogomaz, uno degli ultimi sacerdoti cattolici espulsi dai territori occupati, racconta delle difficoltà incontrate. ‘Tutte le parrocchie delle altre denominazioni sono state chiuse. E svuotate’, afferma. La sua canonica a Melitopol è stata requisita dai soldati russi, mentre la chiesa protestante è diventata una caserma di polizia.
Per i cattolici rimasti sotto il controllo russo, questa è una Pasqua clandestina. ‘È vietato anche riunirsi per pregare insieme’, aggiunge don Oleksandr. La celebrazione avverrà online, come ogni giorno, per meno di cento membri del gruppo su Telegram.
Il dramma dei rapimenti e delle detenzioni illegali
L’occupazione russa ha portato con sé una serie di violazioni dei diritti umani, inclusi rapimenti e arresti illegali. Kiev denuncia che 1.100 residenti dell’oblast di Zaporizhzhia sono stati rapiti o arrestati illegalmente. Nessuna organizzazione internazionale ha accesso ai luoghi di detenzione.
La Chiesa greco-cattolica ucraina attende da un anno e mezzo notizie su due religiosi redentoristi, padre Bohdan Geleta e padre Ivan Levitskyi, catturati a Berdyansk. L’arcivescovo maggiore Sviatoslav Shevchuk ha lanciato un appello per la liberazione dei prigionieri come gesto pasquale. ‘Attualmente siamo a conoscenza di dieci sacerdoti di varie Chiese che sono prigionieri in Russia’, ha detto Shevchuk.
L’appello di Papa Francesco
Le parole di Papa Francesco sullo scambio di tutti i prigionieri, espresse durante il giorno di Pasqua, hanno avuto un impatto significativo. L’arcivescovo Shevchuk ha sottolineato l’importanza di dedicare attenzione ai fratelli e sorelle privati della libertà, chiedendo il rimpatrio delle donne militari, degli operatori sanitari e dei sacerdoti.
‘Mi rivolgo a tutte le realtà femminili, sia religiose sia civili. Che sia detenuta in Ucraina o in Russia, adoperiamoci affinché, nel giorno di Pasqua, ogni donna possa fare ritorno dalla sua famiglia’, ha dichiarato Shevchuk. Ha anche esortato a impegnarsi per uno scambio pasquale ‘tutti per tutti’ di medici e infermieri.
La propaganda del Giorno della Vittoria
La Pasqua precede una delle festività più sentite e politiche in Russia: il Giorno della Vittoria, celebrato il 9 maggio. Questa ricorrenza, che ricorda la fine della seconda guerra mondiale, è stata esportata anche nelle regioni occupate dell’Ucraina. A Melitopol, una bandiera rossa con la falce e il martello sventola sulla scuola numero 23, mentre gli alunni mostrano disegni per i militari russi.
L’occupazione russa punta anche sulla ricostruzione a tempo di record, come dimostra Mariupol, la città martire della regione di Donetsk. Secondo Vadym Boychenko, sindaco in esilio, metà della città non esiste più, ma il Cremlino ha fatto della città una ‘vetrina postbellica’ da cui cancellare ogni traccia della guerra.
La strategia di ripopolamento
Melitopol sta vivendo una bolla immobiliare. Marat Khusnullin, vice premier russo, ha annunciato la realizzazione di nuove abitazioni e prestiti agevolati per coloro che torneranno ad abitare nelle nuove regioni. Le case saranno gratuite per medici, poliziotti e militari russi, il personale di cui le città occupate hanno più bisogno.
Gli operai dall’Asia più povera, come il Tagikistan e l’Uzbekistan, stanno costruendo questi nuovi palazzi. ‘Manodopera a basso costo’, riferisce il deputato della Duma, Sergei Mironov. Le abitazioni sequestrate sono destinate a questi lavoratori.
Espropri e nazionalizzazione delle case
La russificazione si traduce anche negli espropri delle case delle famiglie ucraine fuggite. ‘Le autorità si stanno appropriando delle abitazioni dei rifugiati ma anche di chi non vuole avere documenti russi’, spiega Violeta, residente a Melitopol. Nei condomini vengono lasciati avvisi di visite porta a porta; se nessuno è presente, la casa viene nazionalizzata.
Nelle regioni occupate, la commistione fra ‘trono’ e ‘altare’ è evidente. Il parroco amico di padre Oleksandr ha dovuto affrontare un ultimatum dai soldati: passare al patriarcato di Mosca o andarsene. Ha scelto di non rinnegare la Chiesa greco-cattolica ed è stato mandato al confino.
Alla vigilia della Pasqua, la Chiesa ortodossa russa ha lanciato una ‘missione di fraternità’ nelle terre sottratte all’Ucraina: gruppi di volontari sono stati arruolati per ricostruire le case dei più fragili, anziani, persone sole e disabili. Un’iniziativa che sembra più un puntello alla strategia di Putin.