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La Battaglia per Chasiv Yar: Un Obiettivo Cruciale
La guerra in Ucraina continua senza sosta, con il presidente russo Vladimir Putin che mira a conquistare Chasiv Yar entro il 9 maggio, una data simbolicamente rilevante per la Russia in quanto celebra la vittoria sulla Germania nazista nel 1945. Chasiv Yar rappresenta uno snodo strategico per il controllo del Donetsk e riveste un’importanza cruciale nell’equilibrio generale della guerra.
Le forze di Mosca stanno concentrando i loro sforzi nell’est dell’Ucraina, rivendicando progressi quasi quotidiani. Tuttavia, secondo l’intelligence britannica, questa avanzata potrebbe portare a un netto aumento delle perdite russe nei prossimi due mesi. La cittadina di Chasiv Yar non è l’unico teatro di battaglia; molte altre località sono coinvolte in scontri e raid aerei, come Kharkiv, dove un recente attacco ha causato quattro feriti, tra cui una ragazza di 13 anni.
Una Pasqua di Tensione e Ipocrisia
Mentre le forze russe continuano a premere militarmente, l’occupazione assume anche un carattere culturale e religioso. In occasione della Pasqua, le autorità russe hanno inviato messaggi di auguri alla ‘nuova regione’ di Zaporizhzhia, considerata ormai parte della Federazione russa. La realtà, però, racconta un’altra storia. Le uniche chiese autorizzate a celebrare i riti pasquali sono quelle appartenenti alla Chiesa ortodossa russa, mentre tutte le altre denominazioni sono state chiuse.
Don Oleksandr Bogomaz, uno degli ultimi sacerdoti cattolici espulsi dai territori occupati, sottolinea la drammaticità della situazione: ‘La canonica in cui vivevo è stata requisita dai soldati russi. La chiesa protestante, invece, è stata trasformata in caserma di polizia e ospita anche una sezione dei servizi segreti russi’. La repressione religiosa è così intensa che perfino le riunioni per pregare insieme sono vietate, una situazione che don Oleksandr definisce ‘più asfissiante di quella dell’Unione Sovietica’.
Le Chiese e i Prigionieri
La Chiesa greco-cattolica ucraina continua a chiedere il rilascio dei suoi religiosi catturati, come padre Bohdan Geleta e padre Ivan Levitskyi, rapiti nella città occupata di Berdyansk nel 2022. L’arcivescovo maggiore Sviatoslav Shevchuk ha lanciato un forte appello: ‘Attualmente siamo a conoscenza di dieci sacerdoti di varie Chiese che sono prigionieri in Russia. Ma possibile che il mondo non riesca a far sì che possano cantare ‘Cristo è risorto’ nelle loro chiese?’. Le parole di papa Francesco, che ha invocato lo scambio di tutti i prigionieri durante il giorno di Pasqua, hanno toccato profondamente i cristiani di entrambe le nazioni. L’arcivescovo Shevchuk ha invitato a compiere ‘passi e azioni concrete’ per il rilascio dei detenuti, con un appello particolare per le donne militari, gli operatori sanitari e i sacerdoti.
Il Giorno della Vittoria e la Propaganda
La Pasqua anticipa il Giorno della Vittoria, la più sentita e politica festa russa, che si celebra il 9 maggio. A Melitopol, occupata dai russi, la propaganda è già in atto con una bandiera rossa con la falce e il martello che sventola sulla scuola numero 23. Gli insegnanti mostrano ai bambini i disegni da consegnare ai militari russi, rafforzando l’idea che stanno ‘difendendo i confini della regione di Zaporizhzhia’. Il sindaco in esilio di Mariupol, Vadym Boychenko, denuncia che la città è stata trasformata in una ‘vetrina postbellica’, con duecentomila russi trasferiti per ripopolare la zona. ‘Mariupol sboccia grazie a Putin’, annunciano i media russi, nonostante metà della città non esista più e migliaia di famiglie siano senza casa. Il Cremlino ha imposto la costruzione di nuovi appartamenti per accelerare il ripopolamento, offrendo prestiti agevolati e case gratuite per medici, poliziotti e militari russi.
La Russificazione e gli Espropri
La russificazione si traduce anche negli espropri delle case delle famiglie ucraine fuggite. ‘Le autorità si stanno appropriando delle abitazioni dei rifugiati ma anche di chi non vuole avere documenti russi’, spiega Violeta, una residente di Melitopol. Le case vengono nazionalizzate se non si trovano i proprietari, costringendo molti a tornare dall’estero per salvare i loro beni. Nelle regioni occupate, la commistione tra ‘trono’ e ‘altare’ è evidente, con la Chiesa ortodossa russa che appoggia la ‘guerra santa’ di Putin. Un parroco amico di don Oleksandr ha ricevuto un ultimatum: o passa alla Chiesa ortodossa russa o se ne va. Ha scelto di restare fedele alla Chiesa greco-cattolica ed è stato esiliato. Intanto, la Chiesa ortodossa russa lancia la ‘missione di fraternità’ nelle terre occupate, invocando la ricostruzione delle case dei più fragili come anziani e disabili.