Le proteste pro-Gaza continuano a scuotere le università di tutto il mondo. Dai campus americani a quelli europei, passando per l’Australia, studenti e attivisti si mobilitano per esprimere il loro dissenso contro le azioni militari in corso nella Striscia di Gaza. Negli Stati Uniti, le manifestazioni si sono intensificate con scontri tra studenti e forze dell’ordine che hanno portato a numerosi arresti. Le università, mentre si preparano per le cerimonie di laurea, devono fare i conti con una situazione tesa e complessa.
Le proteste negli Stati Uniti
Negli atenei americani, le proteste pro-Gaza hanno assunto una dimensione significativa. Dopo due settimane di scontri, si registrano circa 2.300 arresti. Le università si trovano ora a gestire una situazione delicata, cercando di garantire la sicurezza durante le imminenti cerimonie di laurea. I messaggi di solidarietà da parte degli studenti americani sono arrivati fino alle tende degli sfollati palestinesi a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, con scritte come ‘Grazie, studenti della Columbia University’ e ‘Grazie, studenti universitari americani’.
A Princeton, un gruppo di studenti ha iniziato uno sciopero della fame per chiedere all’ateneo di ritirare gli investimenti da società che indirettamente sostengono le azioni militari di Israele a Gaza. Questa forma di protesta è stata presa in considerazione anche da altre università come Rutgers e Brown, che hanno deciso di sgomberare le rispettive tendopoli.
Proteste in Europa e oltre
La situazione non è diversa in Europa, dove le proteste pro-Gaza hanno coinvolto diverse università. A Parigi, la polizia ha evacuato nuovamente Sciences Po, dove alcuni studenti filo-palestinesi avevano organizzato un sit-in pacifico. La sede di Sciences Po a Lione è stata anch’essa sgomberata. Nel Regno Unito, la protesta si è diffusa da Londra a università come Bristol, Newcastle e Warwick.
In Australia, tendopoli sono spuntate in città come Adelaide, Canberra, Melbourne e Sydney. Le manifestazioni sono diventate un fenomeno globale, con studenti che esprimono la loro solidarietà ai palestinesi e chiedono un cambiamento nelle politiche delle loro università riguardo agli investimenti e alle collaborazioni con istituti israeliani.
La reazione delle università
Le università, soprattutto negli Stati Uniti, stanno adottando misure di sicurezza eccezionali in vista delle cerimonie di laurea. La University of Southern California a Los Angeles ha cancellato la sessione plenaria prevista, che avrebbe dovuto ospitare 65.000 tra parenti e amici dei laureati. La decisione è stata presa per garantire la sicurezza di tutti i partecipanti.
Con le lezioni ormai finite o in dirittura d’arrivo, il prossimo banco di prova per le università saranno proprio le cerimonie di laurea. Si prevedono appuntamenti blindati, con polizia sui campus, metal detector, e divieti di portare striscioni, bandiere o borse voluminose. Per molti studenti, che hanno iniziato il college durante la pandemia da Covid e hanno già perso momenti importanti come il ‘prom’ alla fine del liceo, le lauree 2024 rappresentano un nuovo momento traumatico.
Le sfide dei keynote speakers
I keynote speakers, i personaggi di spicco destinatari delle lauree ad honorem, avranno il compito di offrire ai neo-laureati un messaggio di speranza per il futuro. Tra i nomi più attesi ci sono il comico Jerry Seinfeld a Duke, il co-fondatore di Apple Steve Wozniak all’Università del Colorado, e il presidente Joe Biden, che parlerà il 19 maggio al Morehouse College di Atlanta, una storica scuola afro-americana frequentata da Martin Luther King.
La presenza di Biden ha suscitato polemiche all’interno dell’ateneo, con professori e studenti che hanno chiesto alla Casa Bianca un confronto diretto prima del discorso del presidente, per evitare che le polemiche sul conflitto a Gaza rubino la scena ai veri protagonisti della giornata: i laureati.
Un futuro incerto
Le proteste pro-Gaza hanno sollevato questioni importanti sulle politiche universitarie e sugli investimenti. Gli studenti chiedono trasparenza e responsabilità da parte delle loro istituzioni, mettendo in discussione le collaborazioni con enti e società che sostengono le azioni militari in Medio Oriente. Le università si trovano ora ad affrontare una sfida complessa, cercando di bilanciare la libertà di espressione con la necessità di garantire la sicurezza sui campus.
Le cerimonie di laurea di quest’anno saranno un banco di prova per molte università, che dovranno dimostrare la loro capacità di gestire situazioni di crisi e di rispondere alle richieste dei loro studenti. In un contesto globale sempre più interconnesso, le azioni locali hanno risonanza internazionale, e le decisioni prese dai singoli atenei possono avere un impatto significativo sul dibattito pubblico e sulle politiche a livello mondiale.