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Gaza, trattative sugli ostaggi: uno spiraglio di speranza
Nel quadro complesso del conflitto tra Israele e Hamas, si affaccia un barlume di speranza. Secondo autorevoli fonti arabe, la trattativa per il **cessate il fuoco** potrebbe essere arrivata a un punto cruciale. Il quotidiano saudita ‘Ashraq’ e il canale egiziano ‘Al Rad’ riportano che nelle ultime ore ci sono stati intensi contatti tra mediatori e negoziatori delle due parti.
Nella prima fase dell’accordo, si prevede la liberazione di ostaggi civili – donne, bambini, ragazzi sotto i 19 anni, adulti malati o feriti. Ogni ostaggio liberato verrebbe scambiato con 20 prigionieri palestinesi con una pena residua inferiore ai 10 anni. Per le soldatesse prese in ostaggio, il prezzo sarà raddoppiato: 20 detenuti con pene pesanti e altrettanti con pene inferiori a 10 anni.
Le posizioni di Hamas e Netanyahu
Nonostante il cauto ottimismo, ci sono ancora ostacoli da superare. Il ‘Times of Israel’ avverte che un alto funzionario di Hamas, parlando in forma anonima, ha dichiarato che il gruppo terroristico non accetterà una tregua a Gaza senza la fine completa della guerra. Nel frattempo, una delegazione di Hamas guidata da Khalil al Hayya è arrivata al Cairo per riprendere i negoziati, determinata a garantire un accordo.
Dall’altro lato, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha chiarito che, indipendentemente dagli accordi, l’operazione di terra a Rafah si farà. ‘L’Idf entrerà a Rafah ed eliminerà i restanti battaglioni di Hamas indipendentemente dalla pausa temporanea’, ha dichiarato Netanyahu.
Il ruolo degli Stati Uniti
Gli Stati Uniti seguono da vicino l’andamento delle trattative. Il capo della CIA, William Burns, è arrivato al Cairo per monitorare da vicino le discussioni. Gli Usa esercitano pressioni su Israele e chiedono al Qatar di espellere i capi di Hamas se questi faranno saltare la trattativa.
L’eventuale rilascio di Marwan Barghouti, leader di Fatah e simbolo della seconda intifada, è una delle indiscrezioni più clamorose. Barghouti, condannato a diversi ergastoli, potrebbe essere liberato nella seconda fase dell’accordo, ma solo a condizione di lasciare la Cisgiordania per l’estero o per Gaza.
La complessità delle trattative
Il cammino verso un accordo è complesso e pieno di insidie. Durante la prima fase dell’accordo, si prevede una parziale uscita dell’esercito israeliano dalla Striscia, il divieto di sorvolo aereo per otto ore al giorno e il ritorno degli sfollati al nord senza limitazioni. La seconda fase, invece, potrebbe includere il rilascio dei soldati israeliani in cambio di 40 detenuti palestinesi per ognuno, metà dei quali con pene pesanti.
Benny Gantz, leader dell’opposizione e membro del Gabinetto di guerra, ha esortato alla calma. ‘La risposta di Hamas non è ancora stata ricevuta. Quando arriverà, il Gabinetto si riunirà e delibererà. Suggerisco a fonti diplomatiche e decisori di mantenere la calma’, ha dichiarato Gantz.
Il futuro delle trattative
Il futuro delle trattative rimane incerto. I negoziatori israeliani sono pronti a tornare al Cairo, un segnale positivo che potrebbe indicare un avvicinamento all’accordo. Tuttavia, rimangono molti punti da definire e le dichiarazioni contrastanti delle parti in conflitto rendono difficile fare previsioni.
Le pressioni internazionali continuano, con gli Stati Uniti che chiedono al Qatar di espellere i leader di Hamas se faranno fallire le trattative. Nel frattempo, le dichiarazioni di Netanyahu e di Hamas indicano che entrambe le parti rimangono ferme sulle loro posizioni di principio, rendendo il percorso verso un accordo definitivo ancora lungo e tortuoso.
L’eventuale rilascio di Marwan Barghouti potrebbe complicare ulteriormente le trattative, ma potrebbe anche rappresentare un punto di svolta se gestito con attenzione. La comunità internazionale continua a monitorare da vicino gli sviluppi, sperando in una soluzione pacifica e duratura al conflitto.