Sciences Po sotto attacco: il crollo di un’istituzione storica
PARIGI — Sciences Po, una delle istituzioni accademiche più prestigiose al mondo, è al centro di un dibattito acceso. Il noto politologo Gilles Kepel, esperto di Medio Oriente, lancia un allarme: ‘Dopo il 7 ottobre c’è chi ha scelto di stare con i carnefici’. Le sue parole non lasciano spazio a fraintendimenti e mettono in luce una crisi profonda nell’università delle élite, che sembra aver ceduto all’ideologia woke.
Il declino di Sciences Po, secondo Kepel, è iniziato molti anni fa. L’apertura della scuola a studenti provenienti dalle periferie, voluta dall’allora direttore Richard Descoings, era, in teoria, un’idea ottima. ‘Descoings mi associò alla sua iniziativa e a me pareva una cosa positiva’, racconta Kepel. Tuttavia, qualcosa non ha funzionato.
Il problema dell’inclusione e della qualità
La democratizzazione dell’accesso a Sciences Po, sebbene giusta, non ha mantenuto alto il livello degli studenti e della direzione. Dopo la tragica morte di Descoings, l’università è stata guidata da alti funzionari e non da professori. Questo ha portato a un’attenzione eccessiva sulla democratizzazione e internazionalizzazione, trascurando il sapere, che è l’essenza di un’istituzione di alto livello.
Il comunicato dell’attuale amministratore provvisorio di Sciences Po, che annuncia un town hall tra direzione e studenti, è un esempio lampante di come l’istituzione si stia americanizzando. ‘Sciences Po è in preda alla propaganda della France Insoumise di Jean-Luc Mélenchon, che vede nel 7 ottobre una re-definizione degli equilibri globali’, osserva Kepel. ‘In questo senso il 7 ottobre è peggiore dell’11 settembre’.
Una reazione frammentata dell’Occidente
Gli attentati del 7 ottobre 2021, secondo Kepel, hanno diviso l’Occidente. Dopo l’11 settembre 2001, il mondo occidentale reagì compatto. ‘Il Corriere della Sera e Le Monde scrissero in prima pagina ‘siamo tutti americani”, ricorda il politologo. Tuttavia, dopo le atrocità del 7 ottobre, una parte dell’Occidente si schiera con i carnefici. Questo atteggiamento è evidente tra gli studenti, che non fanno distinzioni tra Hamas e palestinesi.
La guida suprema iraniana Khamenei ha applaudito alle proteste di Parigi, un segnale che, secondo Kepel, indica che ‘abbiamo toccato il fondo’. Le proteste pro-Palestina, che lamentano la criminalizzazione delle loro manifestazioni, sono diventate meno basate sui fatti e più sull’ideologia. ‘Quando vengono totalmente dimenticati il massacro del 7 ottobre e il fatto che ci sono ancora oltre 100 ostaggi nelle mani di Hamas, la protesta perde la sua legittimità’, sottolinea Kepel.
Il ruolo dell’università e il rischio di radicalizzazione
Recentemente, davanti a Sciences Po, si sono affrontati manifestanti pro-Israele e pro-Palestina. L’anfiteatro Boutmy è stato ribattezzato anfiteatro Gaza, un segnale di come l’istituzione abbia perso la sua missione di confronto argomentato delle posizioni. Kepel avverte del pericolo di un ‘jihadismo d’atmosfera’, alimentato per anni dai Fratelli musulmani. Questo clima ha già portato alle uccisioni dei professori Samuel Paty e Dominique Bernard.
Il politologo teme che qualcuno possa approfittare di questa situazione per collegare nuovamente le Olimpiadi alla causa palestinese, come avvenne nel 1972 a Monaco. La situazione è delicata e richiede una riflessione profonda sul ruolo delle università e sulla necessità di mantenere un equilibrio tra inclusività e qualità dell’insegnamento.
Il futuro di Sciences Po e delle università europee
Il futuro di Sciences Po e delle università europee in generale è incerto. L’ideologia woke e la pressione per una democratizzazione dell’accesso stanno trasformando le istituzioni accademiche, spesso a scapito della qualità dell’istruzione. Kepel invita a una riflessione profonda e a un ritorno ai valori fondamentali dell’educazione.
Le parole di Kepel risuonano come un monito per tutte le istituzioni accademiche. La sfida è mantenere un equilibrio tra inclusività e qualità, evitando di cedere a ideologie che possono minare le fondamenta stesse dell’istruzione. In un mondo sempre più globalizzato e complesso, il ruolo delle università è cruciale per formare le future generazioni di leader e pensatori critici.