![La Pasqua in tempo di guerra: il simbolo di speranza e risurrezione 1 20240514 191918](https://masainews.it/wp-content/uploads/2024/05/20240514-191918.webp)
La Pasqua: una festività centrale in tempo di guerra
«Per noi la Pasqua non è solo una tradizione o una festa. Per noi la Pasqua è tutto. E finché celebreremo e vivremo la Pasqua e la Risurrezione in questo modo, sono sicuro che nemmeno la morte avrà accesso a noi», afferma don Roman Mykievych, sacerdote greco-cattolico ucraino e parroco di Tysmenytsia nell’arcieparchia di Ivano-Frankivsk, situata nell’ovest dell’Ucraina. Questa consapevolezza è diventata ancora più radicata tra i credenti durante la guerra, trasformando la Pasqua in un modo di affrontare la perdita di tante vite umane.
La celebrazione della Pasqua, quest’anno il 5 maggio, coincide per una parte dei cattolici orientali con quella dei cristiani ortodossi, sottolineando l’importanza di questa festività come centro della vita cristiana in Ucraina. In tempi di guerra, la Pasqua è diventata un’ancora di salvezza, un simbolo di speranza e risurrezione in un contesto di dolore e perdita.
I funerali dei soldati: una sfida per i sacerdoti
Per i sacerdoti ucraini, i funerali dei militari caduti rappresentano una delle sfide più grandi. Don Roman, che guida anche il decanato di 17 parrocchie, racconta: «Pensate che su diciassette parrocchie qui solo una non ha avuto nessun funerale di soldati che hanno perso la vita al fronte. Tutte le altre parrocchie hanno avuto funerali, alcune ne hanno avuti più di dieci. Qui, a Tysmenytsia, nella mia parrocchia, ho avuto cinque funerali di soldati e nel nostro decanato ce ne sono già stati fino a una trentina».
L’organizzazione dei funerali è curata con la massima solennità. Partecipano militari, rappresentanti delle autorità locali e tutti i sacerdoti del decanato. «Si tratta di esperienze e perdite molto difficili – spiega il sacerdote – ed è molto importante dare il sostegno spirituale alla famiglia, alle persone che le vivono. E questo sostegno inizia proprio con il funerale, con la presenza di un sacerdote».
Il ruolo del sacerdote nel supporto alle famiglie
La presenza del sacerdote durante i funerali è fondamentale. «Quando sei stato al funerale, hai accompagnato la famiglia nell’ultimo saluto al defunto, hai guidato la processione, allora queste persone sembrano diventare la tua famiglia, iniziano a fidarsi di più di te, si avvicinano alla Chiesa», spiega don Roman. Questo rapporto di fiducia continua anche dopo il funerale, con visite e incontri frequenti che aiutano le famiglie a elaborare il lutto.
La difficoltà emotiva dei funerali
I funerali dei soldati rappresentano un’esperienza molto difficile anche per i sacerdoti stessi. Don Roman, come decano, presiede tutti i funerali nel suo decanato e finora ce ne sono stati oltre una trentina. «Quando ti trovi davanti a un corpo senza vita di un ragazzo – osserva don Roman – pensi che forse tu avresti dovuto essere lì, ti rendi conto che se quell’uomo non avesse combattuto, chissà se tu saresti ancora qui, a vivere e a camminare su questa terra…».
Il sostegno concreto dei confratelli
La collegialità e l’ecclestialità non sono concetti astratti ma realtà concrete. «Quando c’è un funerale di un nostro militare, il sacerdote della parrocchia scrive nel nostro gruppo social e chiede ai sacerdoti del decanato: “Cari confratelli, venite, per favore a sostenere me e la famiglia del soldato caduto”», spiega don Roman. Questo supporto reciproco è fondamentale per affrontare il dolore e la tristezza che accompagnano ogni funerale.
La forza della Pasqua
In questo contesto, la celebrazione della Pasqua diventa il centro della vita. «Per noi la Pasqua non è solo una tradizione o una festa. Per noi la Pasqua è tutto. Qui noi – sottolinea don Roman – non abbiamo bisogno di spiegare alla nostra gente cosa sia la Pasqua. Per loro è l’apice di tutto, è sacro. Anche se uno non va in chiesa durante tutto l’anno, andare a venerare Plashchanytsia o far benedire paska è sacro».
Prima della Pasqua, molte persone vanno a confessarsi, rendendo questo evento un momento molto serio per il popolo ucraino. «Penso che questo ci stia salvando, sia psicologicamente, ma anche realmente, da ogni sorta di guaio. Perché dove c’è Cristo risorto, la morte fugge. E penso che la morte non abbia accesso a noi e non abbia potere finché viviamo davvero la Pasqua», conclude don Roman.