![Tregua a Gaza: Speranza e Incertezza nel Futuro del Conflitto 1 20240514 193323](https://masainews.it/wp-content/uploads/2024/05/20240514-193323.webp)
Gaza: una tregua possibile ma incerta
Da dodici anni, il Qatar ospita i leader di Hamas, ma nelle ultime settimane il piccolo regno del Golfo ha cominciato a far pressione sul gruppo jihadista affinché accetti una tregua. Antony Blinken, segretario di Stato americano, ha recentemente sottolineato al premier qatariota Mohammed bin Abdulrahman Al Thani l’importanza di una risposta positiva da parte di Hamas.
Attraverso i media sauditi, i leader di Hamas hanno lasciato trapelare che sono disposti a discutere un piano di tregua articolato in tre fasi. Durante la prima fase, della durata di sei settimane, verrebbero rilasciati 33 ostaggi israeliani, tra cui donne, minori, anziani e malati.
Le condizioni per la tregua
Le fasi successive del piano prevedono lo scambio di soldati e uomini con meno di 50 anni con detenuti palestinesi. Secondo fonti saudite, Israele sarebbe disposto a scarcerare Marwan Barghouti, condannato a cinque ergastoli, a condizione che si trasferisca a Gaza, nonostante la sua famiglia viva in Cisgiordania. Barghouti è visto da molti come l’unico vero successore dell’anziano raìs palestinese.
Mentre i rappresentanti di Hamas si trovano al Cairo per i negoziati, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha rinviato la partenza della delegazione guidata dal direttore del Mossad. Netanyahu ha inoltre ribadito che l’esercito israeliano procederà con l’invasione di Rafah, dichiarando che un cessate il fuoco permanente non è possibile per Israele.
Il destino degli ostaggi
Tzahi Hanegbi, consigliere per la Sicurezza Nazionale e fedelissimo di Netanyahu, ha dichiarato che le truppe entreranno a Rafah ‘molto presto’ e che Yahya Sinwar, pianificatore dei massacri del 7 ottobre, ‘non resterà vivo’. Sinwar avrebbe l’ultima parola sull’accordo, e secondo il Canale 12 israeliano, i segnali positivi da parte di Hamas potrebbero essere solo una tattica per guadagnare tempo.
Nel frattempo, il tempo scorre rapidamente per i familiari degli ostaggi. Ieri sera, migliaia di persone hanno manifestato per le strade di Tel Aviv, chiedendo che l’intesa venga finalizzata e invocando le dimissioni del governo. Dopo la pausa nei combattimenti dello scorso novembre, ancora 133 ostaggi sono tenuti prigionieri da Hamas, tra cui una trentina è stata dichiarata morta dall’intelligence israeliana.
La situazione a Gaza
La situazione nella Striscia di Gaza peggiora di giorno in giorno. Cindy McCain, direttrice del Programma Alimentare Mondiale, ha denunciato che ‘la carestia sta per scoppiare ed è già in corso nel nord della Striscia’. Gli americani hanno sospeso la costruzione del porto flottante al largo della Striscia a causa delle condizioni avverse del mare. Questo pontile dovrebbe permettere un afflusso maggiore di aiuti nella zona, dove quasi 35 mila palestinesi sono stati uccisi in 211 giorni di guerra.
La popolazione di Gaza è allo stremo. Le condizioni sanitarie e alimentari sono critiche, e la comunità internazionale sta cercando soluzioni per portare aiuti umanitari. Tuttavia, la mancanza di progressi nei negoziati rende difficile qualsiasi intervento duraturo.
Le pressioni internazionali
Le pressioni da parte della comunità internazionale sono forti. Gli Stati Uniti, in particolare, stanno cercando di mediare per arrivare a una tregua che possa alleviare le sofferenze della popolazione civile e portare a una soluzione duratura. Tuttavia, le divergenze tra le parti in conflitto rimangono profonde e difficili da superare.
Le prossime settimane saranno cruciali per capire se le parti riusciranno a trovare un accordo che possa mettere fine alle ostilità e permettere un ritorno alla normalità. La strada verso la pace è ancora lunga e tortuosa, ma la speranza è che gli sforzi diplomatici possano portare a risultati concreti.