Il Crollo di Sciences Po e l’Onda delle Proteste Universitarie
Il mondo accademico si trova di fronte a un bivio cruciale, segnato da una serie di proteste che hanno colpito alcune delle più prestigiose istituzioni educative, tra cui Sciences Po. Al centro di questa tempesta ideologica, il politologo Gilles Kepel, autore del libro ‘Olocausti’ e esperto di Medio Oriente, offre un’analisi penetrante sulle radici e le implicazioni di questi eventi. La sua esperienza trentennale come docente a Sciences Po gli conferisce una prospettiva unica sulla trasformazione dell’istituzione e sulle sfide che questa affronta nel contesto attuale.
Il declino di Sciences Po, secondo Kepel, non è un fenomeno improvviso ma il risultato di un processo iniziato anni fa. La decisione di aprire l’accesso a studenti provenienti dalle periferie, sebbene nobile nell’intento, ha portato a una diluizione del rigore accademico, compromettendo la missione educativa dell’istituzione. Questo orientamento ha privilegiato la democratizzazione e l’internazionalizzazione a scapito della trasmissione del sapere, elemento fondamentale per un’istituzione di alto livello come Sciences Po.
La Protesta si Radicalizza: Oltre la Critica, il Sostegno ai Carnefici
Le recenti proteste che hanno coinvolto gli studenti di Sciences Po e altri campus universitari non sono solo espressioni di dissenso ma segnalano una più profonda ridefinizione degli equilibri globali. Kepel sottolinea una particolare preoccupazione per la narrazione che emerge da queste manifestazioni, dove una parte dell’Occidente sembra schierarsi con i carnefici piuttosto che con le vittime. L’eco di questa posizione non solo attraversa le aule universitarie ma trova riscontro in figure politiche esterne, come la guida suprema iraniana Khamenei, che esprime apertamente il suo sostegno.
Una delle critiche mosse dai manifestanti riguarda la presunta criminalizzazione delle loro proteste, soprattutto quando si denunciano le azioni del governo israeliano. Kepel riconosce la legittimità di tali denunce ma rimarca come l’ideologia tenda a offuscare la complessità dei fatti, soprattutto quando si ignorano episodi come il massacro del 7 ottobre e la questione degli ostaggi nelle mani di Hamas.
La Polarizzazione Accademica: Un Ostacolo alla Dialettica
Sciences Po, un tempo teatro di un dibattito intellettuale fecondo e pluralista, oggi sembra cedere sotto il peso di una polarizzazione acuta. La ribattezzazione dell’anfiteatro Boutmy in ‘anfiteatro Gaza’ è emblematica di come lo spazio accademico sia diventato arena di uno scontro ideologico che lascia poco spazio alla discussione costruttiva. Per Kepel, questo rappresenta l’antitesi della missione educativa, che dovrebbe invece promuovere un confronto argomentato tra posizioni diverse.
La situazione attuale evoca preoccupazioni che vanno oltre il mero contesto accademico. Il concetto di ‘jihadismo d’atmosfera’, discusso in precedenti lavori di Kepel, sembra trovare nuova rilevanza in questo contesto, dove un clima di tensione ideologica potrebbe alimentare dinamiche ben più pericolose. La storia insegna, come nel tragico episodio delle Olimpiadi di Monaco del 1972, che le conseguenze di tale polarizzazione possono estendersi ben oltre i confini dell’università.
In conclusione, il caso di Sciences Po e delle proteste universitarie apre un’ampia riflessione sul ruolo dell’istruzione superiore e sulla sua capacità di navigare le correnti politiche e ideologiche del tempo. La sfida per le istituzioni educative rimane quella di mantenere un equilibrio tra apertura sociale e rigorosità accademica, senza cedere alle pressioni di una polarizzazione che rischia di compromettere la loro missione fondamentale.