La Pasqua in Ucraina: Tra Speranza e Sofferenza nel Cuore del Conflitto
La guerra in Ucraina continua a segnare profondamente la vita quotidiana dei suoi abitanti, influenzando persino le celebrazioni religiose più sentite come la Pasqua. Le autorità russe, che occupano l’80% della regione di Zaporizhzhia, hanno inviato un messaggio di auguri per la Pasqua ortodossa, celebrata secondo il calendario giuliano, a tutte le famiglie. Un gesto che, tuttavia, nasconde la dura realtà dell’oppressione e dell’occupazione. Solo le chiese legate al Patriarcato di Mosca sono autorizzate a tenere liturgie, una restrizione che non risparmia le altre confessioni cristiane.
Don Oleksandr Bogomaz, un sacerdote greco-cattolico espulso dai territori occupati, racconta la chiusura forzata delle parrocchie non ortodosse russe e la trasformazione di chiese in basi militari. La sua testimonianza evidenzia il clima di terrore e repressione che caratterizza l’azione russa nei territori occupati, dove persino la pratica religiosa diventa un atto di resistenza.
Una Pasqua di Resistenza e Preghiera Online
L’attuale conflitto ha imposto una Pasqua clandestina per i cattolici nella parte dell’Ucraina sotto controllo russo. Il divieto di riunioni per la preghiera riflette una repressione più asfissiante di quella sperimentata ai tempi dell’Unione Sovietica. Don Oleksandr, ora rifugiato a Zaporizhzhia, continua a guidare le celebrazioni pasquali attraverso la rete, cercando di mantenere viva la fede della sua comunità nonostante la distanza e le difficoltà.
Nel contesto di una guerra che non risparmia nemmeno i luoghi di culto, minacciati da bombardamenti mirati, il governo ucraino consiglia di optare per celebrazioni online, una scelta che sottolinea la gravità del momento che il paese sta attraversando.
La Solidarietà e l’Appello del Papa per i Prigionieri
La situazione dei prigionieri ucraini è un altro aspetto drammatico del conflitto. Sono oltre 1.100 i residenti dell’oblast di Zaporizhzhia arrestati illegalmente o rapiti dalle autorità d’occupazione, con nessuna possibilità di accesso per le organizzazioni internazionali. La Chiesa greco-cattolica ucraina attende notizie di due suoi religiosi, padre Bohdan Geleta e padre Ivan Levitskyi, catturati nell’autunno 2022. L’arcivescovo maggiore Sviatoslav Shevchuk solleva un appello alla liberazione dei prigionieri, un gesto pasquale di speranza e umanità, riecheggiando le parole di Papa Francesco sull’importanza dello scambio di prigionieri.
Questo appello si estende a tre categorie di detenuti bellici: donne militari, operatori sanitari e sacerdoti, sottolineando il desiderio di un ritorno alla normalità e alla vita familiare, soprattutto in occasione delle festività pasquali.
La Russificazione Forzata delle Regioni Occupate
Con il Giorno della Vittoria del 9 maggio, festa di grande rilevanza politica in Russia, il Cremlino cerca di imporre la propria narrazione anche nelle regioni occupate dell’Ucraina. La celebrazione di questa ricorrenza, insieme alla diffusione di simboli sovietici e alla colonizzazione culturale e demografica, fa parte della strategia di russificazione. Città come Mariupol diventano simboli di una pseudo-rinascita, mentre in realtà parte significativa delle infrastrutture cittadine rimane devastata dalla guerra.
La ricostruzione postbellica, guidata da Mosca, punta a cancellare ogni traccia del conflitto, con l’arrivo di nuovi abitanti provenienti dalle regioni più povere della Russia. L’obiettivo è accelerare il ripopolamento delle aree occupate, sostituendo l’identità ucraina con quella russa, una pratica che include anche l’esproprio delle case di famiglie ucraine fuggite o espulse.
La Fede come Rifugio e Resistenza
Il conflitto in Ucraina ha trasformato la pratica religiosa in un atto di resistenza. La Pasqua, con il suo messaggio di speranza e rinascita, diventa simbolo di lotta e perseveranza per i fedeli, costretti a celebrare in clandestinità o attraverso i mezzi digitali. La solidarietà internazionale e gli appelli per la liberazione dei prigionieri evidenziano la necessità di un’azione congiunta per affrontare le sofferenze causate dalla guerra. Nel frattempo, la strategia di russificazione forzata procede, cercando di sovrascrivere l’identità e la cultura ucraine nelle regioni occupate, un processo che incontra la resistenza non solo militare, ma anche spirituale e comunitaria degli ucraini.