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La Striscia di Gaza sotto assedio mentre emergono speranze di tregua
Le ultime ore hanno visto la Striscia di Gaza ancora una volta teatro di violenti attacchi aerei, nonostante le crescenti speranze di una tregua. Gli F-16 e i droni israeliani hanno intensificato i bombardamenti, prendendo di mira in particolare il campo profughi di Nuseirat, descritto da Israele come una ‘roccaforte’ di Hamas. Questa escalation arriva in un momento in cui i negoziati per il cessate il fuoco sembravano fare passi avanti, con la delegazione di Hamas al Cairo impegnata in discussioni con i mediatori egiziani.
Le operazioni di ricerca e soccorso hanno portato alla luce morti e feriti da una casa colpita a nord di Gaza, mentre altri attacchi hanno centrato infrastrutture civili e aree residenziali. Contemporaneamente, in Cisgiordania, azioni definite come di ‘antiterrorismo’ da parte israeliana hanno portato alla morte di cinque combattenti palestinesi, sottolineando la tensione che pervade i territori.
Il difficile cammino verso la tregua
Nonostante lo scenario di violenza, le ultime notizie riportano una possibilità di tregua. Fonti varie hanno confermato che Hamas sarebbe disposto ad accettare la proposta egiziana di cessate il fuoco. Questa disposizione segue l’intenso lavoro diplomatico di nazioni come gli Stati Uniti, l’Egitto e il Qatar. Il Segretario di Stato americano Blinken ha evidenziato come tra la popolazione di Gaza e la pace stia solamente Hamas, sottolineando l’urgenza di trovare una soluzione.
La proposta di tregua si articola in tre fasi, che prevedono inizialmente il rilascio di 33 ostaggi israeliani detenuti a Gaza. Seguiranno ulteriori rilasci, fino a includere uno scambio di salme tra le due parti. Il processo prevede anche la scarcerazione di prigionieri palestinesi, tra cui si ipotizza la liberazione di Marwan Barghouti, figura di spicco della resistenza palestinese. Tuttavia, il cammino verso la pace è ostacolato da posizioni rigide, in particolare da parte di Israele, che non sembra disposta a revocare le operazioni militari.
Dichiarazioni e reazioni internazionali
La comunità internazionale guarda con attenzione alle dichiarazioni ufficiali delle parti in conflitto. Da una parte, Hamas esige la fine completa dell’aggressione israeliana e il ritiro delle truppe dalla Striscia di Gaza, oltre a condizioni per la ricostruzione e la fine del blocco. Dall’altra, esponenti del governo israeliano, tra cui Netanyahu, hanno espresso posizioni meno inclini alla trattativa, annunciando addirittura piani di espansione delle operazioni militari.
La tensione è palpabile anche sul fronte interno israeliano, dove cittadini scendono in piazza a chiedere la fine delle ostilità e il ritorno degli ostaggi. La situazione umanitaria a Gaza peggiora, con un bilancio che supera i 34.000 morti dall’inizio dell’offensiva di ottobre. La comunità internazionale si interroga sulle condizioni di vita dei civili e sulla sorte dei giornalisti colpiti durante i bombardamenti, accusati da Israele di collusione con le fazioni militanti, nonostante le prove contrarie.
Il confronto tra la narrativa ufficiale di Israele e le testimonianze emergenti dalle zone colpite solleva dubbi e interrogativi sulla legittimità degli attacchi, evidenziando la complessità del conflitto e la difficile strada verso la pace. La speranza di una tregua rimane viva, alimentata dalle pressioni internazionali e dalla necessità di porre fine a una crisi umanitaria che continua a mietere vittime innocenti.