![La Pasqua sotto occupazione: tra speranza e repressione 1 20240514 195015](https://masainews.it/wp-content/uploads/2024/05/20240514-195015.webp)
La Pasqua si tinge di grigio nelle zone dell’Ucraina orientale, dove l’ombra della guerra e l’occupazione russa impongono un clima di paura e repressione. Mentre i cristiani ortodossi celebrano la Risurrezione seguendo il calendario giuliano, le autorità russe inviano messaggi di auguri alle ‘nuove regioni’ come Zaporizhzhia, un gesto che suona ipocrita agli occhi di chi vive sotto l’oppressione. Vladimir Putin ha ormai annesso questi territori alla Federazione Russa, controllando l’80% di essi con la forza militare. Le dichiarazioni ufficiali parlano di celebrazioni in tutte le chiese, ma tacciono sul fatto che solo quelle legate alla Chiesa ortodossa russa sono autorizzate a tenere liturgie, lasciando le altre denominazioni religiose al bando.
Don Oleksandr Bogomaz, uno degli ultimi sacerdoti cattolici espulsi dai territori occupati, racconta di una Pasqua clandestina, dove persino riunirsi per pregare diventa un atto proibito. La sua esperienza a Melitopol, città ora sotto il controllo russo, testimonia la dura repressione subita dalle comunità cattoliche: chiese chiuse, proprietà requisita, e la costante minaccia di essere cacciati o peggio, arrestati. La situazione è talmente grave che, secondo Kiev, sono oltre 1.100 i residenti dell’oblast di Zaporizhzhia rapiti o arrestati illegalmente dalle forze di occupazione.
Un appello alla libertà e alla solidarietà
L’arcivescovo maggiore Sviatoslav Shevchuk, capo della Chiesa greco-cattolica ucraina, lancia un forte appello per la liberazione dei prigionieri in occasione della Pasqua. Sottolinea l’importanza delle parole di papa Francesco, che ha chiesto lo scambio di tutti i prigionieri, una richiesta che trova eco nei cuori dei fedeli sia in Ucraina sia in Russia. L’arcivescovo invita a compiere azioni concrete per aiutare i fratelli e le sorelle privati della libertà, focalizzandosi su tre categorie di detenuti ‘bellici’: le donne militari, gli operatori sanitari e i sacerdoti.
La Pasqua, quindi, diventa un momento di riflessione e di azione, un’occasione per tendere la mano a chi soffre e per cercare di ricomporre, anche solo simbolicamente, il tessuto sociale e spirituale lacerato dalla guerra. Questo periodo anticipa il Giorno della Vittoria, festività russa che celebra la fine della seconda guerra mondiale. Una data che il Cremlino cerca di imporre anche nelle regioni occupate dell’Ucraina, in un tentativo di consolidare la propria narrativa e legittimare l’occupazione.
La russificazione forzata delle città occupate
Nel frattempo, la strategia di Mosca prevede anche la russificazione delle aree occupate, come dimostrano i casi di Mariupol e Melitopol. In queste città, la ricostruzione post-bellica procede a ritmi serrati, con l’obiettivo dichiarato di cancellare ogni traccia del conflitto e di integrare pienamente questi territori nella Federazione Russa. Il sindaco in esilio di Mariupol, Vadym Boychenko, denuncia però che metà della sua città non esiste più e che migliaia di famiglie sono senza casa. La realtà dei fatti contrasta con la narrazione ufficiale russa, che promuove un’immagine di rinascita e prosperità.
La russificazione passa anche attraverso politiche abitative aggressive, con l’appropriazione delle case di chi è fuggito o è stato espulso. Queste politiche non risparmiano nemmeno le strutture religiose: come nel caso di un parroco greco-cattolico a cui è stato imposto un ultimatum di aderire al patriarcato di Mosca o di andarsene. La sua scelta di fedeltà alla sua Chiesa di origine lo ha costretto al confino. La Chiesa ortodossa russa, inoltre, ha lanciato iniziative di ‘fraternità’ per ricostruire le case danneggiate, ma questi gesti sono visti da molti come un ulteriore tentativo di consolidare l’occupazione e di legittimare la presenza russa nelle zone conquistate.
La situazione in Ucraina rimane quindi estremamente complessa, con dinamiche di occupazione e resistenza che si intrecciano a pratiche di fede e solidarietà. La Pasqua, con il suo messaggio di speranza e rinascita, offre un momento di riflessione e, per molti, di preghiera per la pace e per la liberazione di tutti i prigionieri, in un contesto in cui la libertà di culto e la dignità umana sono messe a dura prova.