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L’escalation nel Donbass e l’ombra della minaccia su Kiev e i Paesi Baltici
Il conflitto nell’Est dell’Ucraina entra in una fase critica, con Mosca che intensifica le operazioni militari, cercando di ottenere un decisivo vantaggio tattico. L’avanzata delle truppe russe, in particolare a nord di Avdiivka e vicino a Chasov Yar, mette in luce le difficoltà incontrate dai battaglioni del comandante Syrsky nel contenere l’offensiva nemica. La situazione sul terreno si complica ulteriormente per le forze di Kiev a causa dell’utilizzo di cloropicrina, un agente chimico che sta mettendo a dura prova i soldati ucraini.
Il ministro della Difesa russo, Sergej Shoigu, punta a un massiccio accerchiamento dell’area in questione, con l’obiettivo di provocare l’evacuazione forzata di almeno 40mila persone dalle città di Toreck e Nju-Jork. Tale manovra, se riuscita, potrebbe significare per Mosca un importante successo strategico, consolidando la sua presenza nel Donbass e tagliando le linee di rifornimento delle truppe ucraine. La minaccia di un’avanzata così rapida da parte russa verso i Paesi Baltici, in assenza di un adeguato sostegno militare all’Ucraina, solleva preoccupazioni anche a livello internazionale.
Il sostegno internazionale e la posizione dell’Europa
Il generale Vadym Skibitsky, vicedirettore del Gru, il servizio di intelligence militare ucraino, ha dichiarato che la più grande incognita della guerra è proprio l’Europa. Le sue parole sottolineano l’importanza cruciale del sostegno degli alleati dell’Ucraina per evitare che la Russia possa estendere il suo controllo fino ai confini dei Paesi Baltici, scenario che rappresenterebbe una sfida diretta alla sicurezza del continente europeo e alla reattività della NATO.
La situazione di stallo sul campo di battaglia ha spinto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a convocare con urgenza tutto lo stato maggiore, evidenziando la necessità di ottenere informazioni preziose per anticipare e contrastare efficacemente le mosse nemiche. Tuttavia, l’Ucraina si trova a dover considerare anche la possibilità di richiedere l’invio di truppe europee per sostenere il proprio sforzo bellico, come ammesso dal deputato della Rada Alexey Goncharenko in un’intervista, sottolineando la gravità della situazione e la potenziale richiesta di un intervento diretto da parte degli alleati europei.
La strategica Odessa nel mirino e la risposta della Nato
La città di Odessa, con la sua posizione strategica sul Mar Nero, è diventata un obiettivo prioritario per le forze russe, che hanno intensificato gli attacchi nell’ultima settimana. L’interesse di Mosca per Odessa si spiega con la volontà di stabilire una base militare che possa fungere da contrappeso all’espansione della NATO, in particolare in risposta all’ampliamento della base nel porto romeno di Costanza. Tale mossa rientra nella strategia russa di contenimento dell’influenza occidentale e di assicurarsi un vantaggio strategico nel Mar Nero.
Nel frattempo, la guerra continua a produrre conseguenze devastanti per la popolazione civile. Gli attacchi russi su strutture energetiche, di trasporto, militari e industriali hanno causato vittime e ingenti danni, evidenziando la cruda realtà del conflitto che si protrae ormai da oltre 800 giorni. L’abbattimento di missili sulla Crimea e gli attacchi di droni su territorio russo e ucraino mostrano una guerra che non conosce confini, con implicazioni che vanno ben oltre le aree immediatamente coinvolte nel conflitto.
La situazione in Ucraina rimane estremamente fluida e incerta, con possibili sviluppi che potrebbero influenzare direttamente la sicurezza europea e la stabilità geopolitica globale. La comunità internazionale osserva con apprensione, consapevole che il sostegno fornito a Kiev non è solo una questione di solidarietà, ma un elemento chiave per preservare l’ordine internazionale basato sul rispetto delle leggi e della sovranità nazionale.