La Georgia tra proteste e leggi controversie: il punto di vista di Nika Gvaramia
Nelle ultime settimane, la Georgia è stata teatro di massicce manifestazioni contro quello che è stato definito il governo degli oligarchi. Al centro delle polemiche, una legge sugli “agenti stranieri” vista da molti come un tentativo di reprimere la libertà di stampa e di associazione. Con il Paese sull’orlo di una crisi politica profonda, le dichiarazioni di Nika Gvaramia, giornalista e dissidente, nonché ex ministro, gettano luce su una situazione sempre più tesa.
«Contro questo governo di oligarchi servono delle sanzioni», afferma Gvaramia, evidenziando una situazione critica che ha visto, secondo le sue parole, più di centomila persone scendere in piazza a Tbilisi per tre volte in tre settimane. La protesta si è intensificata a seguito di un discorso tenuto dall’ex premier Bidzina Ivanishvili, fondatore del partito al governo Sogno Georgiano, che ha sollevato ulteriori preoccupazioni.
Il discorso che ha infiammato le proteste
Il discorso di Ivanishvili è stato definito da Gvaramia «peggio della legge» stessa sugli agenti stranieri. Con toni che hanno promesso vendetta e repressione, l’ex premier ha parlato di difendere la sovranità nazionale e ha descritto la rivoluzione del 1993 come un colpo di Stato occidentale, collegando indirettamente le proteste attuali a tentativi esterni di destabilizzazione. «È stato un discorso pieno di odio e aggressività, molto filorusso», aggiunge il giornalista, preoccupato per le implicazioni di tali dichiarazioni.
La cosiddetta “legge russa” richiede che media, associazioni e ONG che ricevono più del 20% dei loro finanziamenti dall’estero si registrino come “agenti stranieri”, una mossa che ha suscitato una forte opposizione interna e ha attirato critiche internazionali. Nonostante il veto annunciato dalla presidente Salomé Zourabichvili, il governo dispone della maggioranza necessaria per superarlo, aumentando le tensioni e il malcontento popolare.
La risposta della comunità internazionale e le elezioni all’orizzonte
Gvaramia sottolinea l’importanza di una pressione internazionale più forte per contrastare l’azione del governo, suggerendo sanzioni finanziarie e misure restrittive contro gli oligarchi al potere. Questi ultimi, secondo il dissidente, sfruttano i vantaggi offerti dall’Occidente a proprio beneficio, limitando però le stesse opportunità ai cittadini georgiani.
Con le elezioni previste per il 26 ottobre, il giornalista è convinto che il partito Sogno Georgiano non abbia alcuna possibilità di vittoria in un contesto di elezioni eque. Tuttavia, esprime preoccupazioni riguardo alla volontà del partito di utilizzare il proprio potere per influenzare il risultato. La lotta per una transizione pacifica e democratica sembra essere l’obiettivo principale di Gvaramia, che, nonostante un periodo trascorso in prigione per motivazioni politiche, rimane determinato a lottare per il futuro del suo Paese.
Il popolo georgiano e l’aspirazione europea
La forte presenza di bandiere dell’Unione Europea durante le proteste testimonia l’aspirazione del popolo georgiano a un’integrazione europea, un sentimento condiviso da più dell’80% della popolazione secondo vari sondaggi. «Questa nazione è Europa», afferma con convinzione Gvaramia, sottolineando come l’identità europea della Georgia sia radicata nella storia e nelle aspirazioni del suo popolo.
Nonostante le sfide, il giornalista e politico vede nel supporto internazionale e nella solidarietà europea gli strumenti per superare le attuali difficoltà. Fondando un nuovo partito politico, che sta ottenendo un crescente sostegno nei sondaggi, Gvaramia si propone di cambiare il panorama politico in Georgia, puntando a una coalizione tra le forze dell’opposizione per la formazione del prossimo governo.
La situazione in Georgia rimane fluida e incerta, con gli occhi della comunità internazionale puntati sulle prossime mosse del governo e sull’evolversi delle proteste. La determinazione di figure come Nika Gvaramia e il chiaro desiderio di un futuro europeo potrebbero giocare un ruolo chiave nel definire il futuro politico e sociale del Paese.