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Xi Jinping in visita in Europa: tra tensioni e dialogo commerciale
Dopo cinque anni dall’ultimo viaggio nel vecchio continente, il presidente cinese Xi Jinping torna in Europa, un ritorno che segna un momento cruciale in un contesto di relazioni internazionali tese. La sua visita interviene in un periodo in cui il dialogo tra Est e Ovest mostra evidenti segni di deterioramento, in buona parte attribuibili alle politiche e alle azioni intraprese proprio dalla Cina. Dalla gestione controversa della pandemia, passando per il sostegno a Putin nella guerra in Ucraina, fino alla ripresa economica trainata fortemente dalle esportazioni, la figura di Xi risulta essere al tempo stesso ingombrante e indispensabile sulla scena globale.
Il tour europeo del leader cinese prevede incontri di rilievo con il presidente francese Emmanuel Macron e con la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen. Tali incontri si concentreranno su temi di vasta importanza, come le relazioni geopolitiche, i legami commerciali e le questioni legate alla sicurezza tecnologica. Nonostante l’appoggio della Cina alla Russia non abbia indotto l’Europa ad adottare sanzioni severe, il clima tra le due potenze appare comunque raffreddato, come testimonia il recente distacco dell’Italia dal progetto delle Nuove Vie della Seta.
Le strategie economiche di Xi e le reazioni europee
Nel corso degli ultimi anni, la Cina ha mostrato un’aggressività commerciale senza precedenti, espandendosi in mercati globali con una vasta gamma di prodotti, dal settore tecnologico a quello automobilistico. Questa “invasione” del made in China, spesso realizzata anche attraverso l’uso di paesi terzi per eludere le barriere commerciali, ha posto l’Unione Europea di fronte alla sfida di dover riconsiderare la propria dipendenza dalle tecnologie cinesi, che si estende anche ai sistemi di sicurezza delle proprie frontiere.
Di fronte a questo scenario, Bruxelles ha iniziato a muoversi, avviando indagini su pratiche di concorrenza sleale e preparando misure come i “dazi verdi”, mirati a contrastare l’importazione di beni prodotti in fabbriche inquinanti. Queste mosse dell’UE riflettono una crescente consapevolezza dell’importanza di ridurre la dipendenza economica dall’esterno, seguendo in qualche modo l’esempio degli Stati Uniti che hanno adottato una politica industriale più assertiva.
Una politica estera tra pragmatismo e ambizioni imperiali
Nonostante le criticità interne, quali il crac immobiliare e l’alta disoccupazione giovanile, Xi sembra riuscire a mantenere la sua agenda di crescita economica, sfruttando proprio quei mercati occidentali che, secondo la sua visione, sarebbero in declino. Paradoxically, il rilancio dell’economia cinese si basa in larga parte sull’export verso l’Occidente. Nella sua politica estera, Xi Jinping cerca di bilanciare un approccio pragmatico, con investimenti in scienza e tecnologia, con ambizioni che si estendono ben oltre i confini nazionali, come dimostra l’attenzione crescente verso il Grande Sud globale e le tensioni nell’Indo-Pacifico.
La visita a Belgrado, in occasione del venticinquesimo anniversario della guerra del Kosovo, offre a Xi un’ulteriore piattaforma per promuovere la propria visione geopolitica, puntando a rafforzare l’immagine della Cina come alternativa all’ordine mondiale guidato dagli Stati Uniti. Questo messaggio trova accoglienza in diverse parti del mondo, compresi alcuni ambienti accademici occidentali, ponendo in luce la complessità del ruolo cinese sullo scenario internazionale.
Il ritorno di Xi Jinping in Europa segna quindi un momento di riflessione critica per le relazioni internazionali, in cui le dinamiche di potere, le strategie economiche e le visioni geopolitiche si intrecciano in uno scenario sempre più complesso e sfidante. Mentre l’Europa cerca di navigare tra la necessità di mantenere solidi legami commerciali e l’urgenza di salvaguardare la propria sicurezza e indipendenza strategica, il viaggio di Xi offre un’opportunità per tentare di definire un nuovo equilibrio in un mondo in rapida evoluzione.