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Repressioni e Proteste: Il Cairo nel Vortice della Violazione dei Diritti Umani
In una serie di eventi che hanno scosso la capitale egiziana, decine di attiviste sono state arrestate durante una manifestazione di protesta davanti all’ufficio delle Nazioni Unite a Maadi, un quartiere alla moda del Cairo. Le manifestanti, tra cui figure note del giornalismo e del femminismo, avevano preso le vie per denunciare gli stupri di donne palestinesi e sudanesi. La reazione delle forze di sicurezza non si è fatta attendere: più di una dozzina di persone sono state fermate, alcune delle quali solo passanti, rilasciate successivamente dietro il pagamento di una cauzione.
Questo episodio si inserisce in un contesto più ampio di repressione che ha visto anche gli studenti dell’American University del Cairo sollevarsi contro le collaborazioni dell’istituzione con aziende accusate di complicità in genocidio, come Hp e Axa. La risposta dell’università è stata dura, con aggressioni fisiche agli studenti da parte del personale di sicurezza e una campagna di intimidazione contro i promotori delle proteste.
La Voce delle Tribù del Sinai e la Repressione Statale
Parallelamente, la situazione nel Sinai vede 53 tribù locali affrontare un tribunale militare per avere organizzato proteste pacifiche richiedendo il diritto di tornare nei loro centri abitati, distrutti durante operazioni di controinsurrezione. La Homeland Security, la polizia segreta dell’Egitto, continua nel frattempo la sua campagna di arresti arbitrari e accuse fabbricate di terrorismo contro i cittadini, in una chiara strategia dello stato di esercizio di violenza casuale per affermare la sua autorità.
Queste azioni di repressione sono viste come parte della crescente audacia del regime di Abdel Fattah al-Sisi, che ha consolidato il suo potere non grazie alla popolarità interna, ma attraverso il sostegno di potenze regionali e internazionali. Queste ultime, nonostante alcune critiche formali sui diritti umani, hanno continuato a fornire assistenza finanziaria e diplomatica all’Egitto, contribuendo a sostenere uno dei regimi più repressivi della regione.
Il Ruolo Internazionale nel Sostegno al Regime di al-Sisi
Al-Sisi, al potere da un decennio dopo un colpo di stato contro il primo presidente eletto del Paese, ha guidato una delle più severe campagne di soppressione di ogni forma di opposizione in nome della lotta al terrorismo. Nonostante la brevità del suo periodo di popolarità, il suo regime ha ricevuto ampio sostegno internazionale, in particolare dagli stati del Golfo arabo e da potenze occidentali quali Europa e Stati Uniti. Questi ultimi, ossessionati dalla stabilità a breve termine e dalla guerra contro le “migrazioni illegali”, hanno ignorato le ramificazioni a lungo termine delle loro politiche.
Il debito estero dell’Egitto, che ha superato i 168 miliardi di dollari, e il salvataggio finanziario del regime con un totale di 57,4 miliardi di dollari da parte di entità internazionali, dimostrano la priorità data alla stabilità politica temporanea rispetto alla soluzione delle radici della crisi economica e sociale del Paese. Tale approccio non fa che rafforzare un governo che ha dimostrato scarso interesse per il benessere dei propri cittadini e per il rispetto dei diritti umani.
Conseguenze della Politica Internazionale
La guerra di Israele contro Gaza e il sostegno incondizionato a regimi repressivi nella regione hanno creato un ambiente in cui la violazione dei diritti umani è diventata la norma, anziché l’eccezione. L’ossessione dei leader politici occidentali per la stabilità a breve termine ha contribuito a consolidare queste autocrazie, lasciando le popolazioni locali a pagare il prezzo più alto. La situazione in Egitto, con manifestazioni represse, attivisti arrestati e una popolazione sempre più soffocata da un regime autoritario, è solo un esempio del più ampio disprezzo per i diritti umani che pervade la politica internazionale.
Il futuro dell’Egitto, intrappolato tra la repressione interna e il sostegno internazionale a un regime autoritario, rimane incerto. La comunità internazionale si trova di fronte a un bivio: continuare a sostenere pratiche repressive per una stabilità illusoria o riconsiderare le proprie politiche in favore del sostegno a movimenti democratici e al rispetto dei diritti umani. La risposta a questa domanda definirà non solo il destino dell’Egitto ma anche il volto della politica internazionale nei prossimi anni.