![Proteste e Tensioni alla Columbia: il Dibattito Accademico Infuocato 1 20240424 063053](https://masainews.it/wp-content/uploads/2024/04/20240424-063053.webp)
La prestigiosa Università della Columbia a New York si trova al centro di un acceso dibattito che coinvolge studenti, docenti e amministrazione. Con l’avvicinarsi della fine dell’anno accademico e delle cerimonie di laurea previste a maggio, l’ateneo è diventato teatro di proteste che hanno visto l’intervento della polizia, decisione che ha suscitato non poche polemiche.
Il vicecapo della comunicazione della Columbia, Ben Chang, ha espresso preoccupazione per la sicurezza nell’ateneo, sottolineando come la protesta, crescita in seguito agli arresti, non solo violi le regole ma desta timori per l’ingresso di persone esterne all’università, attualmente chiusa a chi non possiede un badge ufficiale.
La Rettrice Shafik Sotto Accusa
La decisione della rettrice della Columbia, Shafik, di chiamare la polizia ha sollevato un’ondata di critiche da parte del corpo docente. Centinaia di professori si stanno orientando verso una mozione di censura, e alcuni addirittura chiedono le sue dimissioni. Stephanie McCurry, docente di Storia, ritiene che la situazione avrebbe potuto essere gestita diversamente, come spesso accade nel mondo accademico. ‘Gli studenti sono idealisti, a volte vincono a volte perdono,’ ha commentato, facendo riferimento alle storiche richieste di divestimento su questioni come l’apartheid e il petrolio.
Il Comitato di pianificazione che rappresenta i professori ha condannato ogni forma di antisemitismo e antimusulmanesimo, invitando i media a non confondere le azioni di provocatori esterni con quelle degli studenti all’interno del campus.
Reazioni negli Altri Atenei
La situazione alla Columbia ha avuto un effetto domino su altri campus universitari. Yale e la New York University hanno assistito a decine di arresti, mentre l’Università del Michigan ha annunciato l’introduzione di zone dedicate alle proteste per garantire che le cerimonie di laurea rimangano un luogo di espressione libera e pacifica. Anche il Barnard College, da cui provengono molti degli studenti arrestati alla Columbia, ha offerto un compromesso, proponendo la reintegrazione degli studenti sospesi in cambio del rispetto delle regole universitarie.
Il dibattito sulla sicurezza e sulla libertà di espressione si intreccia con la questione dell’esposizione a idee diverse, considerata dall’amministrazione del Barnard College come una componente vitale dell’istruzione.
La Comunità Ebraica e le Proteste
La tensione sul campus ha avuto ripercussioni anche sulla comunità ebraica. Molti studenti ebrei si sono detti minacciati dalle proteste, sebbene l’organizzazione Jewish Voices for Peace abbia sottolineato come tra gli arrestati e i sospesi ci siano anche oltre una dozzina di ebrei. Susan Bernofsky, docente ebrea di Scrittura alla Columbia, ha condiviso la sua esperienza, affermando di non essersi mai sentita insicura nel campus se non in occasione dell’intervento della polizia.
Le critiche non risparmiano nemmeno la politica, con McCurry che attacca i ‘politici di destra di Washington’ per il loro utilizzo strumentale della questione antisemitismo, in un contesto di preesistente conflitto con le università, viste come fonti di pensiero indipendente ed etico.
Questo complesso scenario all’interno della Columbia rispecchia tensioni più ampie che attraversano la società americana e il mondo accademico, sollevando interrogativi fondamentali sulla libertà di espressione, la sicurezza e il ruolo dell’educazione nel promuovere un dibattito aperto e costruttivo.