![Kharkiv sotto assedio: confronto con Aleppo e la strategia russa in Ucraina 1 20240417 162801](https://masainews.it/wp-content/uploads/2024/04/20240417-162801.webp)
Il sindaco di Kharkiv, Ihor Terekhov, ha lanciato un allarme preoccupante sul futuro della sua città, paragonando la situazione attuale a quella vissuta da Aleppo in Siria. In un’intervista rilasciata al Guardian, Terekhov descrive come la Russia stia modificando la propria strategia bellica, mirando a distruggere l’infrastruttura energetica di Kharkiv e terrorizzando i suoi abitanti con raid aerei nelle zone residenziali. Questa tattica ha già provocato la morte di sette persone a seguito di un attacco missilistico vicino a un centro commerciale, intensificando le preoccupazioni per l’escalation del conflitto.
La risposta di Mosca e l’obiettivo di Putin
L’intervento di Dmitrij Suslov, esperto di politica estera russa, offre una visione chiara degli obiettivi di Mosca nel conflitto ucraino. In un’intervista, Suslov evidenzia come l’ambizione di Putin non sia tanto l’acquisizione di territori, quanto piuttosto rendere l’Ucraina uno stato neutrale e militarmente insignificante, sotto l’influenza russa. Questa strategia, sottolinea Suslov, mira a garantire il riconoscimento della Russia come grande potenza, delineando chiaramente le condizioni inaccettabili per qualsiasi negoziato proposto dall’Occidente.
Il pesante bilancio del conflitto
Un report pubblicato da BBC Russia e Mediazione rivela che il numero di vittime militari russe in Ucraina ha superato i 50.000, con un incremento del 25% nel secondo anno di guerra. Questi dati, ottenuti attraverso l’analisi di nuove tombe e informazioni da fonti ufficiali e social media, evidenziano il costo umano delle ambizioni territoriali russe e mettono in discussione le cifre ufficialmente riconosciute da Mosca.
La resistenza bielorussa si esprime attraverso la carta igienica
La creatività come forma di resistenza: i prigionieri politici in Bielorussia, sotto il regime di Alexander Lukashenko, hanno trovato un modo unico per far conoscere al mondo le loro storie e denunciare la brutalità del regime. Scrivendo le proprie memorie su fogli di carta igienica e contrabbandandoli fuori dalle prigioni, questi detenuti cercano di attirare l’attenzione internazionale sulla loro situazione, in un Paese dove la repressione politica è all’ordine del giorno.
Il G7 a Capri: focus sull’Ucraina e nuove minacce globali
Il vertice del G7 dei ministri degli Esteri, che si tiene a Capri sotto la presidenza italiana, si apre con un’agenda densa di temi critici, dall’Ucraina alla risposta israeliana all’Iran. La presenza del ministro degli Esteri ucraino, insieme a quella di rappresentanti di alto livello da tutto il mondo, sottolinea l’urgenza di affrontare le sfide alla sicurezza internazionale e di accelerare il supporto militare a Kiev.
Le sfide dell’informazione e le strategie controverse
Nel contesto di un’informazione sempre più polarizzata, episodi come il presunto abbandono delle basi iraniane in Siria da parte dei pasdaran, riportati dal Wall Street Journal, o l’uso di cyber-raid da parte di Israele contro l’Iran, sollevano interrogativi sulla veridicità delle notizie e sulle strategie di disinformazione adottate dai vari attori internazionali.
La diplomazia giapponese, nel frattempo, cerca vie di mediazione e soluzioni pacifiche alle crisi internazionali, promuovendo un approccio che mira a prevenire l’escalation dei conflitti e a sostenere un ordine mondiale basato sulla stabilità e sulla pace.
La situazione politica interna croata vede lo scontro tra due figure di spicco: il primo ministro Andrej Plenkovic e il presidente Zoran Milanovic. Quest’ultimo, nonostante le critiche per la sua decisione di candidarsi come premier senza dimettersi dalla carica presidenziale, continua a svolgere un ruolo attivo nella campagna elettorale, evidenziando la polarizzazione politica nel Paese.
Infine, la situazione di Aung San Suu Kyi in Myanmar dimostra come, nonostante le misure apparentemente concilianti adottate dalla giunta militare, come il trasferimento agli arresti domiciliari, la realtà dei prigionieri politici rimanga drammatica, senza vere prospettive di cambiamento nel breve termine.