![Tensione in Medio Oriente: rischio per i militari italiani e missioni in pericolo 1 20240413 182720](https://masainews.it/wp-content/uploads/2024/04/20240413-182720.webp)
La tensione cresce in Medio Oriente: il rischio per i militari italiani
Le recenti mosse di rappresaglia da parte dell’Iran, seguite all’attacco israeliano a Damasco che ha visto la morte di alcuni capi delle Guardie rivoluzionarie, stanno facendo salire la tensione in Medio Oriente. Gli occhi sono puntati, in particolare, sui 2300 militari italiani dislocati nella regione, i quali ora si trovano in una situazione di crescente pericolo. Le intelligence occidentali non hanno dubbi: le azioni di rappresaglia sono già iniziate, come dimostra il sequestro di una nave cargo portoghese di proprietà israeliana da parte dei pasdaràn.
Un eventuale attacco aereo iraniano potrebbe avere effetti devastanti, mettendo seriamente a rischio la sicurezza dei militari italiani presenti in aree come Libano, Iraq e Kuwait. Questi paesi, infatti, non sono al sicuro dalle armi di Teheran e dei suoi alleati, tra cui figurano i ribelli yemeniti Houthi e la formazione libanese Hezbollah.
I militari italiani nel mirino
La presenza italiana in Medio Oriente è significativa sia per numero che per importanza delle missioni. In particolare, spicca il contributo nazionale alla missione Onu Unifil al confine con il Libano, dove circa mille caschi azzurri italiani si trovano sotto costante minaccia a causa dei frequenti scontri tra Hezbollah e le forze israeliane. L’Italia, in questo contesto, rappresenta il maggior contribuente alla missione Onu, e la crescente tensione sta allarmando Roma, che teme per la sicurezza dei propri militari.
Non meno critica è la situazione nel Kuwait, dove sono stazionati 430 soldati italiani. La base aerea italiana in questo paese è di vitale importanza strategica, non solo per le operazioni di ricognizione contro l’Isis ma anche come deterrente grazie alla presenza di quattro cacciabombardieri Tornado. La vicinanza del Kuwait alle coste iraniane rende il contingente italiano un potenziale obiettivo per le forze armate iraniane e i loro alleati nella regione.
Le missioni italiane sotto alta tensione
L’allerta è massima anche per le forze italiane impegnate nei cosiddetti ‘mari caldi’ del Medio Oriente, tra il Mar Rosso e lo Stretto di Hormuz. Qui, l’Italia svolge un ruolo cruciale nel comando tattico della missione europea Aspides, finalizzata a garantire il passaggio sicuro delle navi cargo minacciate dagli attacchi degli Houthi. In aggiunta, l’Italia guida altre due missioni di rilevanza internazionale: la Prosperity Guardian e la missione anti-pirateria Atalanta, entrambe potenzialmente nel mirino di attacchi iraniani.
Il quadro che emerge è di una regione attraversata da tensioni acute, dove il rischio per i militari italiani è tangibile e in aumento. Gli eventi recenti, dal sequestro della nave cargo israeliana all’escalation al confine libanese, dimostrano che il pericolo di un’escalation è reale e potrebbe avere conseguenze dirette sulle truppe italiane dislocate in Medio Oriente. Le forze armate italiane, pertanto, si trovano a dover navigare in un contesto geopolitico estremamente delicato, dove ogni mossa viene calcolata in funzione della sicurezza dei militari e della stabilità regionale.
Le autorità italiane, consapevoli dei rischi corsi dai propri militari, monitorano costantemente la situazione, pronte a intervenire per garantire la loro sicurezza. La tensione in Medio Oriente mette in luce l’importanza strategica delle missioni italiane nella regione, sottolineando al contempo la complessità e i pericoli che i nostri militari affrontano quotidianamente nel loro impegno per la pace e la sicurezza internazionale.