La resilienza ucraina di fronte all’escalation russa: Kiev si mobilita
In una notte segnata da una pioggia incessante di missili e droni, l’Ucraina è stata nuovamente messa alla prova dalla determinazione russa di colpire le infrastrutture vitali del paese. Oltre 80 ordigni sono stati lanciati, oscurando città come Kharkiv, dove 200mila persone sono state lasciate senza elettricità, e devastando una centrale elettrica nei pressi di Kiev. Quest’ultima offensiva si inserisce in un contesto di crescente pressione militare, che vede le forze ucraine alle prese con una significativa carenza di armamenti, un fattore che potrebbe compromettere la loro capacità di resistenza di fronte all’avanzata russa.
La risposta di Kiev a questa sfida è stata l’approvazione, da parte del Parlamento, di una nuova legge sulla mobilitazione che punta a rafforzare significativamente le fila dell’esercito ucraino. La normativa, che ha visto l’approvazione di 283 deputati, mira al reclutamento di 500mila persone nell’arco dell’anno, una mossa ambiziosa che cerca di contrastare la soverchiante superiorità numerica delle forze russe sul campo. Il generale Yury Sodol ha evidenziato in Parlamento come il nemico superi di sette-dieci volte il numero di soldati a est, sottolineando una drammatica carenza di personale militare.
Controversie e sfide della nuova legge sulla mobilitazione
La nuova legge ha destato preoccupazioni tra i militari, soprattutto per la decisione di eliminare la clausola che prevedeva la smobilitazione dei soldati dopo 36 mesi di servizio. Questa scelta, suggerita dal comandante delle forze armate ucraine Oleksandr Syrsky per favorire una rotazione più flessibile al fronte, ha suscitato lo sgomento di molti soldati. “Siamo scioccati”, hanno affermato alcuni militari, evidenziando come la maggior parte desideri ardentemente un periodo di riposo dopo lunghi mesi di combattimento. La critica non risparmia neanche il sistema di arruolamento, ritenuto da molti inefficiente e corrotto, fattori che aggiungono ulteriori tensioni in un contesto già di per sé estremamente difficile.
Nonostante queste sfide interne, la determinazione ucraina di resistere e contrattaccare rimane incrollabile. Il presidente Volodymyr Zelensky, di ritorno dalla Lituania con un nuovo patto di garanzie di sicurezza decennale, ha ribadito l’importanza del sostegno internazionale. “Abbiamo bisogno di difesa aerea non di lunghe discussioni”, ha dichiarato Zelensky, sottolineando la necessità di attuare concretamente le promesse occidentali sulle forniture militari, soprattutto in vista della prevista offensiva estiva russa.
La conferenza per la pace e la posizione della Russia
Nel tentativo di mobilitare un sostegno globale alla causa ucraina, Zelensky ha invocato la partecipazione internazionale alla conferenza per la pace organizzata in Svizzera il 15 e 16 giugno. Una mossa che vede l’auspicata presenza di alleati occidentali e, possibilmente, di attori tradizionalmente vicini alla Russia, come la Cina. La partecipazione di Pechino, in particolare, potrebbe rappresentare un punto di svolta, data la sua influenza su Mosca e la crescente pressione dell’Occidente affinché contribuisca a una de-escalation del conflitto.
D’altra parte, il Cremlino sembra minimizzare l’importanza dell’evento, con il portavoce Dmitry Peskov che ha liquidato la conferenza come un “processo negoziale a vuoto” senza la partecipazione della Russia. Anche Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo, ha adottato un tono critico, interpretando il summit come un tentativo occidentale di imporre un ultimatum a Mosca. Nel frattempo, il presidente russo Vladimir Putin ha consolidato l’asse con il bielorusso Alexander Lukashenko, confermando la solidità dell’alleanza tra i due paesi in un momento di crescente isolamento internazionale della Russia.
In conclusione, mentre l’Ucraina si prepara a una nuova fase del conflitto con una mobilitazione su vasta scala, la comunità internazionale rimane divisa sulle modalità di sostegno al paese aggredito e sulla strategia più efficace per promuovere la pace. La determinazione di Kiev a resistere, unita alla complessità dell’equilibrio geopolitico, prelude a mesi di intensa tensione e incertezza sul futuro dell’Ucraina e dell’intera regione.