Kharkiv sotto assedio: la sfida militare che mette alla prova la Russia
La città di Kharkiv, con la sua popolazione che sfiorava i 1,5 milioni di abitanti prima dell’inizio del conflitto, rappresenta oggi uno dei fronti più critici e potenzialmente decisivi della guerra in Ucraina. Situata a soli quaranta chilometri dal confine russo, questa metropoli è stata teatro di incessanti bombardamenti e combattimenti fin dalle prime fasi dell’invasione, trasformandosi in simbolo della resistenza ucraina.
Nonostante la sua importanza strategica e simbolica, esperti militari e analisti internazionali sollevano dubbi sulla fattibilità di una conquista russa della città. Andriy Zagorodnyuk, esperto militare ed ex ministro della Difesa, esprime profonde perplessità: «C’è una forte possibilità che non riescano a farcela». A questa visione si aggiunge quella di Denys Yaroslavsky, comandante militare in loco, che avverte: «Non saranno in grado di prendere Kharkiv, ma di distruggerla, forse».
La resilienza di Kharkiv e la strategia russa
Il presidente ucraino Volodymir Zelensky ha più volte sottolineato la durezza degli attacchi subiti da Kharkiv, riconoscendo gli sforzi nazionali e internazionali volti a rafforzare la difesa della città. «Ogni giorno e ogni notte Kharkiv è soggetta a atroci attacchi russi. Stiamo facendo ogni sforzo per fornire una migliore protezione», ha dichiarato Zelensky, evidenziando il ruolo cruciale degli alleati nella difesa aerea e nella pressione politica sulla Russia.
Secondo analisi di The Economist, la Russia si trova di fronte a un’ardua missione per quanto riguarda la presa di Kharkiv. La necessità di sfondare le difese ucraine, stabilire una superiorità aerea e condurre una sanguinosa campagna urbana rappresentano ostacoli non indifferenti, che mettono in dubbio la capacità russa di assicurarsi il controllo della città.
Le voci di una nuova controffensiva russa
Andriy Yermak, capo dell’ufficio presidenziale ucraino, anticipa la possibilità di una nuova controffensiva russa nei prossimi mesi, con Kharkiv nel mirino. Queste voci sono supportate da informazioni che parlano di 300mila uomini mobilitati dalla Russia per l’operazione. Tuttavia, le difficoltà logistiche e strategiche sollevano dubbi sulla realizzabilità di tale impresa, specialmente alla luce dell’utilizzo di nuove bombe guidate, come l’UMPB D-30, che hanno lo scopo di intimidire la popolazione ma non necessariamente di garantire il successo militare.
Il precedente della città di Bakhmut, dieci volte più piccola di Kharkiv e conquistata dalla Russia solo dopo dieci mesi e l’impiego di 80mila uomini, pone serie questioni sulla capacità effettiva di una forza di 300mila soldati di ottenere un risultato decisivo. Contemporaneamente, le difese ucraine hanno avuto tempo di rafforzarsi, complicando ulteriormente i piani di Mosca.
Dubbi strategici e possibili diversivi
Per circondare Kharkiv, le truppe russe dovrebbero controllare un’area vasta e complessa, obiettivo che al momento sembra lontano. Inoltre, la presenza di problemi sul lato meridionale apre a ulteriori complicazioni per le forze d’invasione. Di fronte a queste difficoltà, alcuni analisti suggeriscono che la Russia potrebbe utilizzare la minaccia su Kharkiv come un diversivo, allo scopo di disperdere le forze ucraine e concentrarsi su obiettivi alternativi, come la regione occidentale del Donetsk.
La situazione a Kharkiv rimane quindi emblematica delle sfide che la guerra in Ucraina pone sia dal punto di vista militare che umano. La resistenza della città e la determinazione dei suoi difensori si scontrano con la logistica e la strategia di un’invasione che, nonostante la sua potenza numerica e tecnologica, si trova di fronte a ostacoli forse insormontabili. La battaglia per Kharkiv non è solo una questione di territorio, ma diventa un simbolo della lotta più ampia per l’indipendenza e la sovranità dell’Ucraina.