La guerra invisibile: come la Russia manipola l’opinione pubblica occidentale
La battaglia per l’opinione pubblica assume nuove dimensioni nella moderna arena geopolitica, dove la disinformazione diventa un’arma tanto potente quanto i tradizionali mezzi bellici. Al centro di questa strategia si colloca la Russia, che secondo recenti rivelazioni del Washington Post, basate su documenti riservati ottenuti tramite agenzie d’intelligence europee, sta conducendo una massiccia campagna di propaganda online per indebolire il sostegno a Kiev da parte degli Stati Uniti e dell’Unione Europea.
Il Cremlino, consapevole del potere dei social media e delle piattaforme digitali, ha mobilitato un esercito di troll e spin doctors con l’obiettivo di influenzare l’opinione pubblica e alterare la percezione dei fatti relativi al conflitto in Ucraina. Le piattaforme più colpite da questa ondata di disinformazione includono X, YouTube, Facebook e Truth, il social network dell’ex presidente Donald Trump.
Una campagna mirata e sofisticata
Il fulcro di questa operazione di manipolazione è rappresentato da Ilya Gambashidze, a capo della Social Design Agency di Mosca, una società specializzata nella creazione di contenuti propagandistici. Il suo team ha generato migliaia di account fasulli atti a diffondere messaggi che favoriscono le narrazioni pro-Cremlino, oltre a creare siti web che imitano quelli di autorevoli organi di stampa occidentali per diffondere notizie fuorvianti o palesemente false.
Una delle tecniche più insidiose utilizzate da questi operatori della disinformazione è stata denominata “Doppleganger” dai funzionari del blocco NATO-UE. Questa strategia prevede l’utilizzo di account temporanei per la diffusione di link e contenuti ingannevoli, che vengono prontamente cancellati per nascondere le tracce della loro origine e rendere più difficile identificare la fonte della disinformazione.
La quantità come arma
Secondo analisi condotte dal Threat analysis center di Microsoft e dalla compagnia di intelligence Graphika, un elemento chiave del successo di questa campagna di disinformazione è la voluminosità dei contenuti generati quotidianamente. Clint Watts, a capo del team di Microsoft, sottolinea l’importanza della quantità nel garantire che il messaggio propagandistico raggiunga un vasto pubblico, complicando allo stesso tempo gli sforzi per contrastare la diffusione di notizie false.
La raffinata orchestrazione di questa campagna ha lo scopo di dipingere in una luce negativa il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, enfatizzare le problematiche legate all’immigrazione al confine tra Stati Uniti e Messico e sottolineare come gli “americani bianchi” siano presuntamente i più penalizzati dall’invio di aiuti militari all’estero.
Il ruolo della ricerca e dell’analisi
La società di ricerca Alethea ha definito queste tattiche come strumenti mirati a massimizzare l’eco dei messaggi del Cremlino, utilizzando account per disseminare informazioni, sia vere che false, per poi eliminare rapidamente questi profili e lasciare nel dubbio l’origine delle notizie. Questo modus operandi complica non solo l’identificazione delle fonti di disinformazione ma anche la capacità degli analisti di tracciare l’evoluzione e la diffusione delle narrative false.
La campagna di disinformazione russa riflette una comprensione sofisticata dei meccanismi mediatici e della psicologia sociale, sfruttando le piattaforme digitali per influenzare l’opinione pubblica e indebolire il sostegno a Kiev. Il successo di queste operazioni non risiede solo nella capacità di generare e diffondere una grande quantità di contenuti ma anche nell’abilità di adattare rapidamente le strategie alle contromisure e alle critiche, dimostrando una volta di più l’importanza della guerra informativa nell’era digitale.