![La devastazione di Khan Yunis dopo il ritiro israeliano: una tragedia umanitaria senza precedenti 1 La devastazione di Khan Yunis: tra distruzione e speranza nella Striscia di Gaza](https://masainews.it/wp-content/uploads/2024/04/20240409-062626.webp)
La devastazione di Khan Yunis dopo il ritiro israeliano
In seguito al ritiro parziale delle truppe israeliane da Khan Yunis, migliaia di palestinesi hanno tentato di fare ritorno alle loro abitazioni nella seconda città più grande della Striscia di Gaza. Quello che hanno trovato è stato uno scenario di devastazione: una città quasi irriconoscibile, dove la metà degli edifici è stata rasa al suolo e le infrastrutture sono completamente assenti.
La maggior parte dei rifugiati, che avevano trovato temporaneo rifugio nella vicina città di Rafah, si sono visti costretti a tornare sui loro passi dinanzi all’impossibilità di riconoscere le proprie case tra le rovine. Alcuni, tuttavia, hanno deciso di rimanere, accettando di vivere in condizioni estreme. “È meglio per noi avere una tenda sulle macerie della nostra casa, piuttosto che essere sfollati ed esiliati”, ha dichiarato Mohammed Abu Rizzeq a BBC News, riflettendo il sentimento di chi sceglie di restare nonostante tutto.
Condizioni di vita insostenibili e piani di evacuazione
Oltre alla distruzione fisica, i residenti di Khan Yunis devono fare i conti con un ambiente insalubre e pericoloso. L’odore dei corpi in decomposizione sotto le macerie è pervasivo, segno di un sistema sanitario e di emergenza completamente collassato. “Tutte le strade sono state distrutte dai bulldozer. E la puzza… ho visto persone scavare ed estrarre dei cadaveri”, ha raccontato Maha Taher ad Al Jazeera, testimoniando la gravità della situazione.
La situazione umanitaria si aggrava ulteriormente considerando che più della metà dei 2,3 milioni di abitanti della Striscia di Gaza ha cercato rifugio nei campi profughi vicino a Rafah. Quest’ultima, l’unica città della Striscia non ancora invasa dalle forze israeliane, è diventata simbolo di resistenza ma anche di estrema precarietà.
La prospettiva di un’offensiva su Rafah
Nonostante Rafah sia stata risparmiata dall’invasione, la minaccia di un’offensiva israeliana rimane costante. Israele ha manifestato l’intenzione di radunare i rifugiati in campi profughi situati nel sud della Striscia, sebbene questi non siano ancora stati realizzati. Tuttavia, la comunità internazionale, inclusi gli Stati Uniti, ha espresso forte opposizione a qualsiasi operazione militare che non preveda garanzie per la sicurezza dei civili.
Il ritiro dall’area di Khan Yunis potrebbe essere interpretato come un tentativo di ridurre la densità di popolazione civile a Rafah, in previsione di future operazioni militari. Ciò nonostante, le condizioni attuali di Khan Yunis rendono improbabile un trasferimento significativo di persone da Rafah, lasciando intravedere scenari di ulteriore sofferenza e instabilità.
Il panorama che emerge da questi eventi è complesso e sfaccettato, dove la distruzione fisica si accompagna a dilemmi etici e strategici. La comunità internazionale si trova di fronte al difficile compito di bilanciare la sicurezza regionale con la protezione dei diritti umani, in uno degli scenari più volatili e dolorosi del nostro tempo.