![La verità dietro la 'Sindrome dell'Avana': sospetti, mistero e accuse all'intelligence russa 1 20240402 143059 1](https://masainews.it/wp-content/uploads/2024/04/20240402-143059-1.webp)
La ‘Sindrome dell’Avana’: tra mistero e accuse all’intelligence russa
La cosiddetta ‘Sindrome dell’Avana’, un disturbo che infligge mal di testa, nausea, amnesie e vertigini, continua a generare interrogativi e teorie complottistiche. Originariamente segnalata da funzionari dell’ambasciata statunitense a L’Avana nel 2016, questa condizione ha suscitato l’ipotesi di un’arma a ultrasuoni capace di provocare danni cerebrali e lesioni permanenti. Un’inchiesta giornalistica solleva ora nuove accuse, puntando il dito contro l’intelligence russa e una specifica unità del Gru, la numero 29155, la quale sarebbe stata presente in diversi luoghi in cui sono stati segnalati casi di questa misteriosa sindrome.
Le indagini e le difficoltà di attribuzione
Greg Edgreen, ex ufficiale USA e uno degli investigatori autori delle prime indagini, ha espresso a CBS le sue perplessità riguardo l’origine di questi attacchi, suggerendo una possibile direzione delle indagini verso Mosca. ‘Purtroppo, non posso essere più specifico, perché si tratta di materiale classificato. Ma posso dirvi che fin dalle prime fasi ho iniziato a guardare in direzione di Mosca’, ha dichiarato Edgreen. Nonostante le accuse e le speculazioni, l’onere della prova rimane elevato e fino al 2023 non è stata raggiunta alcuna conclusione definitiva, lasciando aperte numerose questioni e evitando di affrontare potenziali verità scomode.
Il legame con l’intelligence russa e il caso di Vitaly Kovalev
Secondo le rivelazioni dell’inchiesta di ‘The Insider’, un elemento chiave sarebbe Vitaly Kovalev, uno chef russo arrestato negli Stati Uniti nel 2020 per guida pericolosa. Kovalev, che aveva studiato in un istituto militare russo apprendendo nozioni di radioelettronica, divenne chef a New York e Washington prima di fare ritorno in Russia dopo un periodo di detenzione. La sua morte sul fronte ucraino solleva ulteriori interrogativi. Nell’auto dello chef, inoltre, fu trovato un dispositivo capace di cancellare i dati del veicolo, inclusi i tracciamenti GPS, dettaglio che aggiunge mistero al suo profilo e alle sue attività negli Stati Uniti.
Christo Grozev, giornalista investigativo russo e capo del gruppo Bellingcat, ha suggerito che Kovalev potrebbe essere stato inviato al fronte con lo scopo di essere eliminato, a causa delle conoscenze che possedeva. Questa teoria si aggiunge alle speculazioni sul suo coinvolgimento con l’intelligence russa e lo sviluppo di armi acustiche non letali.
La risposta del Cremlino
Di fronte a queste accuse, il Cremlino, tramite il portavoce Dmitry Peskov, ha respinto ogni collegamento con la ‘Sindrome dell’Avana’, definendo le accuse come ‘infondate’ e priva di qualsiasi prova convincente. ‘Sapete che questo non è affatto un argomento nuovo. Il tema della cosiddetta sindrome dell’Avana è stato discusso sulla stampa per molti anni. E molto spesso fin dall’inizio è stato in qualche modo collegato ad accuse alla Russia, ma nessuno ha pubblicato o espresso una conferma convincente di queste accuse infondate. Tutto questo non è altro che un’accusa priva di fondamento, un’accusa infondata da parte dei media’, ha affermato Peskov, sottolineando la mancanza di prove concrete che legano la Russia a tali episodi.
Il dibattito continua
Il mistero che circonda la ‘Sindrome dell’Avana’ rimane denso di interrogativi senza risposta. Le accuse rivolte all’intelligence russa, basate su indizi e teorie, non hanno ancora trovato una conferma definitiva, lasciando spazio a speculazioni e teorie del complotto. La difficoltà di attribuire con certezza la responsabilità di questi attacchi sonici, unita alla mancanza di prove incontrovertibili, mantiene alta l’attenzione su un fenomeno che ha colpito numerosi funzionari statunitensi all’estero, senza tuttavia giungere a una conclusione soddisfacente. Nel frattempo, le vittime della sindrome continuano a lottare con i suoi effetti debilitanti, in attesa che la verità venga finalmente alla luce.